Anche in Italia arriva la ripresa. È il messaggio del governatore Ignazio Visco, durante gli odierni lavori dell’assemblea ordinaria dei partecipanti al capitale della Banca d’Italia e, ancora una volta, ribadisce un refrain che, a più riprese e da differenti fonti, da mesi viene ripetuto: secondo Visco il Paese sta ripartendo grazie a Jobs act, bonus 80 euro e gestione dei conti pubblici ma non bisogna fermarsi anzi: bisogna accelerare con le riforme. Il rischio è quello di una frenata, che graverebbe pesantemente sul fragile sistema economico in ripresa.
Il 2014 è stato un anno di “forti cambiamenti”, in Europa per “l’evoluzione del contesto istituzionale” e per le decisioni di politica monetaria, e in Italia “per l’accelerazione dello sforzo di riforma”. Questi due fattori, sommati, hanno prodotto una inversione del trend economico seppur “in un quadro più debole di quello dell’area” dell’Euro.
Crescono le esportazioni e la domanda interna, “prosegue il rialzo della spesa delle famiglie – si legge nelle considerazioni finali di Visco – soprattutto per beni durevoli, anche grazie alle migliori prospettive del reddito disponibile” così come tornano postivi gli investimenti. L’aumento del Pil nei primi tre mesi del 2015 “interrompe una lunga fase ciclica sfavorevole” e “proseguirebbe nel trimestre in corso e in quelli successivi”. Tuttavia “il ritorno a una crescita stabile, tale da offrire nuove prospettive di lavoro, richiede che prosegua lo sforzo di innovazione necessario per adeguarsi alle nuove tecnologie e alla competizione a livello globale”.
Diventa quindi cruciale rimuovere gli ostacoli allo sviluppo del Paese attraverso una “azione di riforma, riconosciuta a livello internazionale da istituzioni e mercati” e “per non deludere le aspettative di cambiamento occorre allargarne lo spettro e accelerarne l’attuazione. In alcuni casi, i benefici non sono immediati ma questo è un motivo in più per agire, perseguendo un disegno organico e coerente”.
In questo senso, per Visco, sono “segnali positivi” quelli prodotti dal Jobs Act che ha “esteso i meccanismi di sostegno del reddito dei disoccupati e ridotto, per i nuovi
contratti, il disincentivo alle assunzioni a tempo indeterminato connesso con l’incertezza sugli esiti della risoluzione dei rapporti di lavoro”. Esiste il rischio, “particolarmente accentuato nel Mezzogiorno”, che la ripresa non sia in grado di “generare occupazione nella stessa misura in cui è accaduto in passato all’uscita da fasi congiunturali sfavorevoli”, un rischio che secondo il Governatore deve essere “contrastato sostenendo, anche grazie all’innovazione, l’attività in settori dove l’Italia ha tradizioni importanti ma carenze di rilievo e dove vi è ancora bisogno di un elevato contributo di lavoro, diversificato per competenze e conoscenze”.
Anzi: maggiore attenzione e investimenti per l’ammodernamento urbanistico, la tutela del territorio, la valorizzazione del patrimonio culturale possono “produrre benefici importanti, coniugando innovazione e occupazione anche al di fuori dei comparti più direttamente coinvolti, quali edilizia e turismo”.
Per quanto riguarda il sistema bancario e del credito emergono segni di miglioramento. Tornano a crescere le erogazioni dagli ultimi mesi del 2014 anche se le condizioni “restano tuttavia eterogenee. Nei settori dell’economia dove le prospettive sono già migliorate i prestiti alle aziende con condizioni finanziarie equilibrate hanno ricominciato a crescere. Nei settori per i quali la ripresa è più lenta, si registra invece tuttora una flessione”. Pesa ancora l’eredità della recessione e gli effetti negativi di appesantimento sulle spalle degli istituti, soprattutto in termini di debiti deteriorati che solo sotto forma di sofferenza bancarie toccano la quota di quasi 200 miliardi di euro e “a fronte di queste esposizioni le banche accantonano risorse cospicue” ed “effettuano svalutazioni” che assorbono margini e limitano l’autofinanziamento e da questo “deriva un vincolo all’erogazione di nuovi prestiti”. La via d’uscita passa per “lo sviluppo di un mercato secondario dei crediti deteriorati” che “contribuirebbe a riattivare appieno il finanziamento di famiglie e imprese”. Una operazione che, senza citarla, ha tutta l’aria di riferirsi all’ipotesi bad bank.
In ogni caso, le attività di regolazione dell’economia non possono ignorare il mercato. “Per legge non si produce ricchezza e non si creano posti di lavoro in modo sano o stabile; né si possono ignorare i vincoli di bilancio se non a prezzo di gravi danni – ha concluso Visco – Si può, anzi si deve, intervenire dove il mercato incontra i suoi limiti aiutandolo a generare sviluppo economico e occupazione”.
La linea è chiara: i meccanismi di domanda e offerta non possono passare in secondo piano, ma anzi devono essere tenuti in considerazione perché “non vi è mercato che funzioni in modo efficiente ed equo senza istituzioni che ne tutelino le regole del gioco e assicurino legalità e trasparenza”. “Il governo dell’economia e della finanza richiede di accompagnare l’evoluzione del mercato senza imbrigliarne la forza” e per trovare questo equilibrio non “esistono formule infallibili” ma “regole chiare e applicate imparzialmente” oltre alla ”capacità di assumere, a seconda delle circostanze, decisioni adeguate e tempestive”. Posizioni, queste, che evidentemente devono essere ancora introdotte in un sistema che, stando agli indicatori, deve riformarsi in tempi contingentati per evitare una frenata che, ad oggi, non sarebbe in nessun modo sostenibile.
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