David Boies, l’avvocato di Weinstein, rinomato paladino dei diritti umani e di cause liberali al più alto livello del sistema giudiziario americano, avrebbe offerto alla Black Cube, incentivi finanziari per prevenire la pubblicazione degli articoli e per ottenere la bozza del libro della McGowan.
Tra gli incarichi affidati alla compagnia, anche quello di tracciare il profilo psicologico delle accusatrici, frugando tra le storie personali e tirando fuori eventuali scheletri dagli armadi. Secondo quanto riporta il New Yorker, un’investigatrice privata, ex agente del Mossad, aveva incontrato l’attrice McGowan, fingendosi un’attivista per i diritti delle donne. La stessa donna in seguito, era riuscita a entrare in contatto sotto false spoglie con i giornalisti che stavano lavorando sul caso Weinstein, fingendo di avere prove schiaccianti contro il produttore.
Black Cube, fondata nel 2010 da Yanus e Dan Zorella, membri dell’unità di intelligence israeliana, si è rifiutata di commentare le notizie del suo lavoro su Weinstein, rispondendo al New Yorker con queste parole: “E’ nella nostra politica aziendale rispettare la privacy dei clienti e mai confermare o negare qualsiasi speculazione fatta al riguardo del nostro lavoro”.
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