Secondo trimestre del 2011, un’indicazione temporale da tenere a mente. Con nostalgia. Perchè è l’ultimo trimestre che fa segnare un Pil in aumento nella storia di questo Paese. E’ quanto emerge dalle ultime tavole dell’Istat, ricalcolate in base ai nuovi conti nazionali (Sec2010). Ma non è tutto: se la variazione nulla registrata dal primo trimestre dell’anno corrente rispetto al quarto (ed ultimo) trimestre del 2013 va declinata in termini di stagnazione, il secondo trimestre del 2014 indica addirittura solo dati negativi e più precisamente una variazione di -0,2% sul trimestre precedente e una di -0,3% su base annua (quest’ultimo dato, chiaramente tendenziale, è frutto di una rivisitazione al ribasso del -0,2% diffuso dall’Istat il 29 agosto).
Il secondo trimestre del 2014 si è fermato, infatti, a quota 385,776 miliardi di euro, la più bassa mai registrata dal primo trimestre del 2000, altra scansione temporale da ricordare con una lacrimuccia perchè sta a significare un regresso di ben 14 anni!
Male anche il rapporto deficit-Pil, salito, nei primi due trimestri del 2014, al 3,8%, con un peggioramento dello 0,3% rispetto all’analogo periodo di riferimento del 2013 (dove si registrava un 3,5%). Non meglio il rapporto tra l’indebitamento netto delle PA e il Pil che ha raggiunto, nel secondo trimestre del 2014, l’1,1%, cioè un aumento dello 0,7% su base annua.
Torna a calare anche il potere d’acquisto delle famiglie sceso, nel secondo trimestre del 2014, dell’1,4% rispetto al primo trimestre e dell’1,5% su base annua.
Pessimo anche l’andamento dei profitti delle imprese dal momento che la quota di profitto delle società non finanziarie nel secondo trimestre è diminuita al 40,0%. Si tratta del valore più basso da almeno 15 anni, ovvero dal 1999, data d’inizio delle serie storiche trimestrali. Anche il tasso d’investimento è al minimo storico, fermandosi al 20,4%.
Dati leggermente più confortanti quelli in tema di pressione fiscale, ma il trend che si delinea dal secondo trimestre 2014 non è particolarmente incoraggiante: nei primi sei mesi dell’anno la pressione fiscale è scesa di 0,5 punti percentuali su base annua attestandosi sul 40,7% ( prima era del 41,2%). Prendendo in esame, però, i dati del solo secondo trimestre del 2014, l’Istat rileva un incremento dello 0,1% e non è un buon segnale.
L’unico sorriso lo strappa il dato relativo alla spesa delle famiglie per consumi finali che, nel secondo trimestre del 2014, è aumentata dello 0,2% nei confronti del trimestre precedente e dello 0,8% su base annua. Anche nel primo trimestre il dato era positivo, ma ora la crescita accelera e si fa più decisa, portando il primo semestre a +0,5%.
Ma, quest’ultimo rilevamento, è ancora decisamente troppo poco per poter vaticinare una ripresa che, numeri alla mano, si allontana sempre più.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy