“3096 Tage”: film su Natascha Kampush. Dal buio alla vita

Questa è la terribile storia di una ragazza austriaca di nome Natascha Kampusch, la cui adolescenza è stata violentemente maltrattata dalla follia senza limiti di un uomo.

3096 giorni, lunghi e interminabili. Prima è stata vita vissuta, se si può definire vita trascorrere oltre otto anni della propria esistenza sottoterra. Questa è la terribile storia di una ragazza austriaca di nome Natascha Kampusch, la cui adolescenza è stata violentemente maltrattata dalla follia senza limiti di un uomo. Un uomo il cui nome fa paura ormai solo a pronunciarlo: Wolfgang Priklopil, che rapì Natasha nel 1998, all’età di soli 10 anni, rinchiudendola in un gelido e buio scantinato del suo appartamento.natascha-kampusch

Dal libro scritto nel 2010 dalla stessa giovane, quattro anni dopo la sua terrificante prigionia, arriva nelle sale cinematografiche, il 28 febbraio in Germania, “3096 Tage”, prodotto dalla Constantin Film e diretto da Sherry Hormann.  Ad interpretare la protagonista l’attrice inglese Antonia Campbell-Hughes.

È il percorso doloroso che racconta tutta l’angoscia della giovane austriaca, riprendendo le sue sensazioni più profonde da lei stessa narrate nel libro. Come al momento del rapimento: ”vidi quel furgone bianco, e quell’uomo. Ebbi una paura irrazionale, ricordo la pelle d’oca. Ma mi dicevo tra me: ‘niente paura, niente paura’. Quante volte mi ero vergognata della mia insicurezza: avevo dieci anni, vedevo gli altri bambini più indipendenti. Ero piccola, in quell’istante mi sentii sola, minuscola, impreparata(…..)Mi passò la paura. Ma proprio quando stavo per superarlo lui mi prese, mi lanciò nel furgone.” Non si ricorda se gridò, Natascha,  né se si difese. O forse vuole giustamente cercare di dimenticare, gettare e rinchiudere per sempre nell’oblio quella reclusione, quella violenza fisica e psichica subita dal suo stesso “padrone”, come si voleva far chiamare il suo crudele rapitore. Ricorda invece la sua liberazione, che per una fortunata distrazione di quell’uomo la vede libera di fuggire da lui e ricostruire piano piano la sua vita. A cominciare dalla sua esistenza, come lei stessa ha dichiarato in molte interviste, per poi cercare di dare un senso a questa “insensata” punizione.

F.C.

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