C’è chi lo definisce digiuno ecclesiastico, chi quaresimale. Alla fede cristiana appartiene infatti anche la pratica del digiuno, ormai in disuso come altre pratiche religiose – a cominciare dall’osservanza del riposo nel dies Domini, il giorno dedicato al Signore – conosciuto purtroppo assai bene da chi nelle proprie tasche ha ben pochi soldi per tirare avanti. I cristiani ortodossi invece lo praticano, in continuità con la tradizione bimillenaria della Chiesa nata in risposta all’esortazione di Gesù che ai suoi discepoli aveva comandato di praticarlo dopo la sua dipartita (Mc 2,18 ss.), spiegando loro che certe cose non si ottengono se non con la preghiera e, appunto, il digiuno (Mt 17,21).
Riferimento evangelici a parte, il digiuno è una potente arma contro le malattie. È quanto emerge da recenti studi che hanno evidenziato come per una dieta corretta ed equilibrata, astenersi completamente dall’assunzione di cibo un giorno alla settimana o una volta ogni 10-15 giorni può avere effetti notevolmente positivi sulla salute del corpo e della mente. Il digiuno infatti provoca un processo depurativo che protegge, tonifica e rinforza l’equilibrio psicofisico. Da ritenersi quindi benefico, anche se dovrebbe inquadrarsi in uno stile di vita che rifugge gli eccessi – a tavola, nel fumo e nell’alcol – e lascia invece un po’ di spazio all’attività fisica.
Nella nostra opulenta società, il problema della sovralimentazione è spesso sottovalutato o affrontato solo da un punto di vista estetico, dimenticando che le troppe calorie introdotte nell’organismo sono le principali responsabili del diabete, delle malattie cardiovascolari, dei tumori e possono anche essere causa di una mortalità precoce. Mangiare poco e in modo equilibrato favorisce invece la salute: un regime alimentare variato, moderato soprattutto nei grassi e nei dolci, che non trascura il consumo giornaliero di frutta e verdura, diminuendo invece quello di carne a favore del pesce, ma anche riduce progressivamente le porzioni e le calorie quotidiane (questo non solo per motivi estetico-salutisti ma anche per motivi etici), rappresenta un elemento importante della nostra esistenza. Non solo ci aiuta a eliminare i chili di troppo e a mantenere un giusto peso-forma, ma determina anche un rapporto intelligente fra benessere corporeo e gratificazione psicologica.
Otre che una scelta alimentare in favore della salute, il digiuno può essere dettato da una scelta etica di rispetto per chi soffre e spesso muore fame. Senza dimenticare che la rinuncia consapevole al cibo come pratica ascetica, tempra e migliora l’anima e facilita, insieme alla preghiera, il processo di avvicinamento al Dio in cui si crede. Questo il motivo per cui è una pratica consigliata (talvolta addirittura obbligatoria) da diverse religioni in determinati giorni della settimana o in certi periodi dell’anno. Nel periodo quaresimale che si conclude domenica 27 marzo con la Pasqua di Resurrezione, la Chiesa cattolica consiglia digiuno e astinenza da determinati cibi (le carni) solo il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo. Un’osservanza indicata come accoglienza a vivere l’invito di Gesù ai discepoli ad abbandonarsi alla provvidenza di Dio senza ansia per il cibo: «La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito… Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l’animo in ansia… Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta» (Lc 12,23.29.31)
Non un’imposizione vessatoria quindi, bensì un esercizio materiale e spirituale di un percorso individuale, per aiutare il credente nella propria crescita mistica. Tali sono il digiuno quaresimale (mortificazione del corpo come segno della conversione dello spirito) del Cristianesimo, il digiuno dello Yom Kippur (Giorno dell’Espiazione) e gli altri digiuni obbligatori – oltre a quelli tradizionali facoltativi – della religione ebraica, il digiuno del mese di Ramadan (per purificare il corpo e lo spirito) per i fedeli islamici.
Oggi la nostra ricca ‘società dei consumi’ ha perso l’abitudine del digiuno come astensione volontaria dal cibo, sia come prassi rituale in ambito religioso, sia come pratica sociale in ambito laico. Sembra un controsenso rinunciare al cibo e alle bevande che abbiamo abbondantemente a disposizione. Ora la medicina ci dice il contrario e chissà che questo non porti qualcuno a rivedere le sue posizioni, per motivi di salute, estetici o, più nobilmente, etici.
In fondo, “non di solo pane vive l’uomo”. Sono le parole del Vangelo di Matteo (4, 4 e Luca 4, 4) ed è anche la risposta di Gesù all’invito del diavolo di trasformare in pane le pietre del deserto, per saziare la fame sopravvenutagli dopo 40 giorni e 40 notti di digiuno. L’apostolo prosegue: “Sed in omni verbo quod procedit de ore Dei «ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Chi si sente ‘profondamente’ laico può sempre fermarsi al primo enunciato e valutare dentro di sé quante cose belle e valide la vita ci riserva. Il cibo ne costituisce solo una minima parte.
A.B.
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