Mercoledì mattina è morta Franca Rame. L’attrice ottantaquattrenne moglie di Dario Fo, malata da tempo, si è spenta nella sua casa a Milano. Verso le 8,30 è stato chiamato il 118 ma i soccorritori, dopo un primo tentativo di rianimazione, non hanno potuto far altro che costatarne il decesso.
Nata a Parabiago nel 1929, la sua carriera inizia ad appena otto giorni di vita, andando inscena con la compagnia di famiglia nel ruolo di neonata.
Negli anni ’50 lavora con una delle sorelle per la rivista di Marcello Marchesi e mette in scena lo spettacolo “Ghe pensi mi”. Nel 1954 sposa Dario Fo: il loro sodalizio, privato come pubblico, durerà tutta la vita e regalerà alla storia italiana importanti momenti. Sia dal punto di vista culturale, con la creazione nel 1958 della Compagnia Dario Fo-Franca Rame, che da quello di vista politico-sociale.
Nel 1968, sempre al fianco di Dario, abbraccia l’utopia sessantottina fondando il collettivo ‘Nuova scena’ dal quale poi si separerà per divergenze politiche. Nasce così un nuovo gruppo do lavoro “La comune” con cui mette in scena spettacoli di satira e controinformazione politica. Sempre in accordo con il marito sostiene l’organizzazione ‘Soccorso rosso militante’. A partire dalla fine degli anni ’70, partecipa al movimento femminista e inizia ad interpretare testi di sua composizione. Nel marzo del 1973, viene rapita da esponenti dell’estrema destra subendo ogni tipo di violenza. Il reato contestato cadrà in prescrizione dopo 25 anni. Da questa terribile esperienza nasce “lo stupro”.
Nel 1999 riceve insieme a Dario la laurea honoris causa da parte dell’Università di Wolverhampton. Nel 2006 accetta di essere candidata nelle elezioni politiche come capolista al Senato per L’Italia dei Valori in sei Regioni, ma dopo due anni – incapace di adeguarsi ai tanti compromessi politici- lascia il Senato.
Nel 2013 scrive sul blog de “il fatta quotidiano” una “Lettera d’amora a Daio” dove si racconta: ripercorre la propria vita raccontando aneddoti familiari, parla del tentato suicidio e lascia a tutti quello che potrebbe essere considerato il suo testamento. Con un ultimo desiderio. “Penso anche al mio funerale e qui, sorrido. Donne, tante donne, tutte quelle che ho aiutato, che mi sono state vicino, amiche e anche nemiche…vestite di rosso che cantano ‘bella ciao’ ”.
C.D.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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