Per governo e maggioranza tira un’ariaccia. Le liti continue, i dispetti e le minacce di Renzi, gli appelli inascoltati di Conte e Zingaretti per evitare polemiche e smussare i contrasti su una manovra economica indigeribile per molti, continuano a minare il quadro politico generale.
La contestatissima e poco convincente legge di bilancio oggi è sbarcata al Senato dove il fuoco di sbarramento di contestazioni ed emendamenti che l’opposizione ha intenzionate di portare avanti non lascia intravvedere nulla di buono.
In Parlamento verranno inevitabilmente al pettine i nodi delle tante contraddizioni che caratterizzano il principale strumento di politica economica appena varato e al quale ora sembra guardare con minore tranquillità la stessa l’Unione europea che dovrà decidere se riconoscere o meno al Conte bis, una maggiore flessibilità sui conti in materia di rapporto deficit Pil..
La rissa sulle tasse, da mettere o togliere, su plastica, bevande, auto, auto aziendali e tutto ciò che nella intenzioni del premier Giuseppe Conte e del ministro dell’economia Roberto Gualtieri, dovrebbe far quadrare i conti di una manovra da trenta miliardi di euro, è tutt’altro che sopita.
Lo scontro, come ha lasciato intendere chiaramente il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, è solo rinviato anche se il messaggio che in questi giorni ha accompagnato la scrittura del documento è tutt’altro che tranquillo: o spariscono alcuni balzelli fiscali oppure Iv farà saltare il banco. Cioè il governo.
In attesa del confronto che potrebbe portare la maggioranza a spaccarsi e rendere molto concreta l’ipotesi di nuove elezioni politiche anticipate come detto senza mezzi termini dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella (“Se cade questo esecutivo si va alle urne”) non resta che prendere atto degli umori degli italiani ad una settimana esatta dal voto che ha visto prevalere il centrodestra sui partiti della coalizione di governo.
L’effetto Umbria, con la nomina a governatore di Donatella Tesei che ha consegnato la ex roccaforte rossa nelle mani della Lega di Salvini e di Fratelli d’Italia costringendo Berlusconi ad un ruolo di puro comprimario, continua inesorabile.
E la conferma viene dai sondaggi: la supermedia settimanale elaborata da YouTrend per Agi mostra infatti un ulteriore aumento del Carroccio – e di Fratelli d’Italia – che alle ultime consultazioni ha avuto un vero e proprio exploit – e allo stesso tempo un calo del M5s. Il Pd contiene le perdite, mentre Forza Italia registrerebbe un leggero aumento.
Secondo i sondaggisti, in questi giorni, si starebbe registrando quello che Youtrend definisce una sorta di “effetto bandwagon”, alla lettera “effetto carrozzone”, ossia la tendenza a salire sul carro del vincitore, cioè una crescita nei sondaggi nazionali a favore dei premiati dalla competizione elettorale.
I partiti del centrodestra segnano tutti e tre una variazione positiva (anche se Forza Italia in maniera meno marcata rispetto alla Lega e a Fratelli d’Italia). Male invece per la compagine che appoggia il governo e cioè un calo non indifferente per il Movimento guidato da Luigi Di Maio mentre anche il Pd perde qualcosa, ma in maniera meno marcata.
Ma se i partiti di Matteo Salvini (32,8%), Giorgia Meloni (8,9%) e Silvio Berlusconi (6,8%) guadagnano rispettivamente l’1,2%, l’1,1% e lo 0,2% rispetto alla supermedia di due settimane fa, il Partito democratico (18,9%) arretra dello 0,7% e il Movimento 5 Stelle (18,0%) di un punto percentuale e mezzo.
Infine, per quanto concerne i partiti più piccoli del centrosinistra, Italia Viva (4,8%) e +Europa (1,9%) guadagnano lo 0,2% su base bisettimanale. Stabile La Sinistra (2,1%) e in lieve calo (dello 0,2%) invece i Verdi (1,7%).
C’è da registrare infine che questi trend acuiscono il divario tra i partiti della maggioranza e quelli dell’opposizione di centrodestra: se alla nascita del secondo governo Conte valevano rispettivamente il 45,9% e il 46,3%, ora la maggioranza si attesterebbe al 43,9% e l’opposizione al 49,5%. Senza calcolare poi la tegola di queste ore legata alla ennesimo getto della spugna da parte dei franco indiani dell’Arcelor Metal pronta a lasciare l’Italia e la ex Ilva nei guai per problemi e nodi nella gestione che il governo purtroppo non è riuscito a sciogliere e tantomeno risolvere.
E.C.
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