Ritardi, sporcizia, disorganizzazione, e un gran via vai nel quale ogni tanto si nasconde qualche malintenzionato. È il ritratto del Villaggio olimpico di Rio 2016, a meno di due settimane dall’apertura dei Giochi olimpici (la cerimonia è il prossimo 5 agosto), mentre gli atleti stanno arrivando in Brasile da tutto il mondo.
Ieri il Comitato organizzatore ha inaugurato in pompa magna il quartiere che ospiterà le delegazioni (trentuno palazzine, per un totale di 18 mila posti letto). Ma poco dopo è stato costretto a fare marcia indietro e chiedere scusa. “Parte degli appartamenti è in ritardo”, riconosce il portavoce Mario Andrada. “Gli operai continueranno a lavorare 24 ore al giorno per risolvere i problemi”.
Chi ha protestato a voce più alta, finora, sono gli australiani. “Il villaggio è inabitabile”, lamentano, “le condizioni sono pessime”. “I nostri atleti, alcuni dei quali arriveranno domani, inizialmente staranno in albergo”, spiegano dal Comitato olimpico nazionale: “Qui nelle stanze del villaggio ci sono docce e sanitari che non funzionano, oltre ad allagamenti”. Per non parlare dei rischi legati alla criminalità: alcuni membri della squadra di vela – arrivati in anticipo per studiare venti e correnti del campo di regata – sono stati rapinati da un gruppo di uomini armati.
I ritardi e i disservizi non hanno colpito solo gli australiani. Perfino i padroni di casa del Brasile, che occupano la palazzina 30, hanno trovato “moltissima sporcizia e cose che non funzionavano”. Per ora è arrivata nel Villaggio solo la squadra di hockey prato, ma a pieno regime i brasiliani saranno più di mille, fra cui 465 atleti. Nonostante la decisione di proseguire i lavori giorno e notte, il Comitato olimpico brasiliano ha dovuto prendere accordi con ditte di fiducia per svolgere lavori in proprio.
Lo stesso è capitato alle delegazioni di USA, Paesi Bassi e Italia: il nostro capomissione, Carlo Mornati, parla di “pesanti situazioni di emergenza”. E così, a una decina di giorni dalla cerimonia di apertura, il Villaggio è ancora un cantiere, e nel via vai può capitare che si intrufoli qualche malintenzionato. Il portavoce Andrada ha ammesso che dagli uffici del Villaggio è sparito “un computer portatile”, ma qualcuno sospetta che l’entità dei furti sia più grave. Le autorità hanno già deciso di rinforzare il personale di sicurezza con elementi dell’esercito e compagnie private di security.
Ogni tanto a Rio salta anche l’energia elettrica: in Brasile è un problema ricorrente, tanto che gli organizzatori hanno attrezzato il Parco olimpico – dove si svolgeranno le gare – con generatori d’emergenza adatti all’occasione (cioè di dimensioni titaniche, come i consumi). Quanto al Villaggio, per ora bisogna accontentarsi delle promesse del Comitato organizzatore: tutti si dicono certi che alla fine se ne verrà a capo e si troverà una soluzione come per i Mondiali di calcio 2014.
Nel frattempo, il CIO ha deciso di non escludere tutte le rappresentative russe dai Giochi dopo lo scandalo del doping di Stato. Secondo il presidente Thomas Bach, la decisione è stata presa dal Comitato esecutivo dopo un “lungo” dibattito.
Com’è già accaduto per l’atletica – dove è stata la IAAF a mettere il veto sulla partecipazione di tutta la squadra – saranno le federazioni internazionali dei singoli sport a decidere se ammettere gli atleti e le squadre della Russia, e a quali condizioni. Ma il CIO ha messo cinque paletti: il più importante impone di non accettare chiunque abbia subito alcuna squalifica per doping, anche già scontata, anche vecchia di anni.
Questa decisione escluderebbe dalle Olimpiadi anche Yulia Stepanova, la mezzofondista che ha scoperchiato il vaso di Pandora confessandosi a un giornalista tedesco dopo essere stata trovata positiva a uno steroide vietato. La IAAF aveva esaminato il suo caso e l’aveva ammessa, facendo espressamente uno strappo alla regola, “per il suo eccezionale contributo alla protezione e promozione degli atleti puliti, al fair play, all’integrità e all’autenticità dello sport”. Ma la Stepanova si è scontrata con i requisiti rigidi del codice etico del CIO e anche contro un infortunio che le ha impedito di qualificarsi.
“Siamo stati guidati dal principio fondamentale della Carta Olimpica”, ha detto Bach, “che protegge gli atleti puliti e l’integrità dello sport. Bisogna comunque distinguere tra responsabilità collettive e individuali”.
F.M.R.
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