Silvio Berlusconi è stato condannato a un anno di reclusione per la vicenda dell’intercettazione Fassino-Consorte, nell’ambito delle indagini svolte in merito alla scalata Unipol. La sentenza, pronunciata in mattinata dal Tribunale di Milano, ha riconosciuto l’ex premier colpevole del reato di rivelazione di segreto di ufficio in concorso con il fratello Paolo, per il quale la pena sale a 2 anni e 3 mesi.
Stando alla decisione di primo grado, l’ex premier avrebbe infatti favorito la pubblicazione su ‘Il Giornale’, quotidiano della famiglia Berlusconi, del contenuto di un’intercettazione telefonica ancora coperta da segreto istruttorio che riproduceva frammenti di un dialogo tra il sindaco di Torino e l’allora presidente Unipol, Giovanni Consorte. “Allora abbiamo una banca?” chiedeva Piero Fassino a Consorte nel 2005 in piena scalata a Bnl da parte della compagnia assicurativa bolognese.
Nei confronti di Silvio Berlusconi i giudici milanesi non hanno disposto alcuna misura interdittiva assolvendo, inoltre, Paolo dalle accuse di ricettazione e millantato credito. Entrambi dovranno però corrispondere a favore dell’ex segretario PD un risarcimento di 80 mila euro a titolo di provvisionale, nonchè anche 10mila euro per le spese legali. “Non sono sorpreso perché essendo a Milano è questo il trattamento riservato a Berlusconi – il primo commento del legale Piero Longo -. Credo che sia la prima volta che in Italia si viene condannati per violazione del segreto d’ufficio”.
Va comunque chiarito che, secondo fonti giudiziarie, questa sentenza rischia la prescrizione a partire dal mese di settembre.
F.S.