Il Pd, tramite Anna Finocchiaro e Luigi Zanda, ha depositato una proposta di legge che esclude delle elezioni e dal finanziamento pubblico tutti i movimenti privi di personalità giuridica e statuto, secondo quanto previsto dall’articolo 49 della Costituzione. Con questa proposta di fatto, il Movimento 5 stelle verrebbe automaticamente escluso dalla corsa politica.
Le reazioni sono state immediate, proprio perché il provvedimento è tutt’altro che innocuo e tantomeno senza conseguenze. Sul blog di Beppe Grillo è apparso un post che precisa: “Il MoVimento 5 Stelle non è un partito, non intende diventarlo e non può essere costretto a farlo. Se la legge anti MoVimento di Finocchiaro e Zanda del pdmenoelle sarà approvata in Parlamento il M5S NON si presenterà alle prossime elezioni. I partiti si prenderanno davanti al Paese la responsabilità di lasciare milioni di cittadini senza alcuna rappresentanza e le conseguenze sociali di quello che comporterà”.
Roberto Fico, su facebook, commenta: “Anna Finocchiaro invece di discutere dell’ineleggibilità di Berlusconi magari stabilendo una linea dura e una battaglia senza precedenti nella giunta delle elezioni preferisce presentare un ddl anti-movimenti al fine di attaccare il Movimento cinque stelle. Complimenti vivi alla Senatrice della Repubblica! M5S le sta preparando con forza il percorso e le motivazioni da presentare in giunta per l’ineleggibilità di Silvio Berlusconi. Questi sono i fatti”.
E il deputato Sebastiano Barbanti, ai microfoni di Radio 24, rincara la dose: “È l’ennesima riprova come il Pd in uno con il Pdl pensano di fare delle leggi contro qualcuno invece di fare le leggi per fare qualcosa. Pensassero a fare una legge sull’ineleggibilità di Berlusconi, pensassero a fare qualcosa di serio per fare una legge elettorale, per abolire le province, qualcosa che faccia il bene dell’Italia, invece pensano a lottare contro il 25 per cento dell’Italia, 9 milioni di elettori”.
Elettori che, come si legge nei commenti del blog di Grillo, sono sul piede di guerra: “Se passa una cosa del genere viene la guerra civile”.
Da parte sua, Anna Finocchiaro prova a precisare: “La proposta di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione non è, malauguratamente per chi ne scrive e per chi vi trova elemento di polemica, una succulenta notizia che rivelerebbe l’avversione del Pd per il Movimento 5 stelle. Il ddl è infatti presentato nell’identico testo in cui venne depositato nella precedente legislatura, sia alla Camera che al Senato e riguarda tutti i partiti”. E aggiunge “era (e resta) un pezzo di programma del Pd. Si tratta dell’attuazione – ritardata per troppi decenni e sollecitata più volte anche dal Capo dello Stato – di una decisione dei costituenti di particolare rilievo e pienamente coerente con il modello di democrazia parlamentare scelto per il nostro Paese”.
Spiegazioni forse insufficienti e tutt’altro che convincenti. Al punto che il Pd dirama un comunicato dove vengono date ulteriori motivazioni sulla scelta presa. “L’interpretazione secondo la quale il Pd avrebbe presentato la legge di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione sui partiti per bloccare e andare contro i “movimenti” è una forzatura deformante che finisce per diventare una operazione di disinformazione”. Il Pd, prosegue la nota, ha “lanciato da tempo l’idea che per il rinnovamento della politica sia necessario applicare l’articolo 49 della Costituzione e prevedere meccanismi di democrazia e di trasparenza per l’attività di ogni forza politica. Non si tratta di norme per chiudere la partecipazione. Al contrario, la legge serve per garantire la trasparenza della vita interna dei partiti e la stessa partecipazione. Proprio in virtù di questa idea il Pd ha deciso fin dall’inizio di avere il bilancio certificato da una società di revisione esterna e di adottare meccanismi di selezione e di scelta dei gruppi dirigenti che prevedono forme di partecipazione”.
Eppure, anche in questo caso, un secco no arriva proprio dall’interno del partito. Matteo Renzi, alle telecamere di Porta a Porta, assesta un duro colpo: “non sono d’accordo”, “è un modo per far vincere le elezioni a Grillo e ai grillini”.
Il Pdl invece, in altre vicende affaccendato, si pronuncia per bocca del presidente della commissione Giustizia del Senato, Nitto Palma: il Pd “ieri ha tentato di non far eleggere i grillini. Oggi potrebbe sostenerli nel dichiarare ineleggibile Berlusconi. Evidentemente vogliono vincere correndo da soli. In ogni caso se il segnale politico che viene dalla giunta propende per l’ineleggibilità di Berlusconi non c’è molto da aggiungere”. Come dire attenti: il governo sarebbe finito.
Intanto, però, il relatore Pdl Giacomo Caliendo ha avuto il tempo di depositare in Senato un’altra proposta di legge, anche questa sconcertante, da gioco sporco di una politica parlamentare al tramonto, questa volta riguardante la mafia. La proposta prevede di dimezzare la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa e di abolire il carcere e le intercettazioni per chi svolge attività sotterranea di supporto ai componenti dell’associazione mafiosa di cui, comunque, si dovrà dimostrare il profitto.
Nessun commento arriva invece sull’altro disegno di legge depositato sempre dalla Finocchiaro e relativo alla legge elettorale: l’abrogazione del sistema vigente e il ripristino, seppur con alcune modifiche, del Mattarellum.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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