Siamo bombardati costantemente da spot di prodotti tecnologici che mostrano incessantemente persone sempre vincenti, volti sorridenti e sornioni di chi si rende felice grazie all’utilizzo dell’ultimo prodotto sfornato da aziende che spendono milioni di dollari e che non vendono più telefoni, ma status simbol. A Milano viene presentato il primo smarphone per non vedenti. Questa è un’invenzione che rende giustificabile una rincorsa all’ultimo pixel! Altro che giustificazioni nel mondo della moda, del “to be cool”, che spesso hanno poco a che fare con la reale usufruibilità quotidiana! Sono tre anni che il designer indiano Sumit Dagar lavora a questo progetto, che, di fatto, apre il mercato a una fetta di clientela che prima di oggi faceva difficoltà a inserirsi. Tramite la trasformazione di input grafici in sensazioni tattili è possibile, grazie a uno schermo a “memoria di forma” che modifica la propria superficie mettendo in rilievo il contenuto, “leggere” le immagini che così divengono tridimensionali. Lo stesso accade ai testi che si trasformano in bassorilievi scritti in Braille. Nella parte inferiore del dispositivo vi sono sei tasti per compiere azioni standard: chiama/accendi, cancella/chiudi, avanti, indietro. Il principio di funzionamento è simile a quello dello smartphone touchscreen: anche l’interfaccia di Dagar si comanda con il semplice tocco. Per comporre i numeri di telefono compare sullo schermo un tastierino numerico; stessa cosa per scrivere in “qwerty”, proprio come su uno smartphone per normo-vedenti, compare una tastiera. Naturalmente non è l’unica innovazione in questo campo, altri tentativi prima di questo sono stati fatti, ma è stata proprio la situazione in India che ha spinto l’inventore ad aiutare chi non può avvalersi del dono della vista. Un quinto di tutti i ciechi del mondo infatti risiede in India e certamente in questo paese il prodotto è destinato ad avere un inevitabile successo. Aldilà dello sforzo fatto per aver aperto definitivamente un mercato a loro escluso, sta iniziando anche ad attirare sponsor di un certo rilievo. Con l’enorme vantaggio per una “democratizzazione” dei mezzi di comunicazione. Se possiamo scegliere di poter comunicare al mondo intero, è giusto che il passo successivo sia poterlo far fare a tutti.
E.S.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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