Esattamente 20 anni, nel comprensorio romano dell’Olgiata, veniva uccisa Alberica Filo Della Torre, esponente della nobiltà romana, ed oggi il marito, Pietro Mattei, ha voluto ricordarla pubblicamente con un messaggio di amore (“Quanto ho fatto è nulla rispetto alla gioia che mi ha dato vivere al tuo fianco”) fatto pubblicare su alcuni quotidiani. Mattei, che un tempo fu addirittura sfiorato dal sospetto di essere il mandante del delitto, successivamente, pretese la riapertura delle indagini culminata, a pochi mesi dal ventennale del delitto, nella scoperta dell’assassino, il domestico filippino Winston Manuel Reyes.
Eppure, in un primo momento, a finire nel mirino degli inquirenti fu Roberto Iacono, figlio dell’insegnante di inglese dei figli della famiglia Mattei. Un’inchiesta, comunque, scandita per tanti anni da indizi, dubbi, false piste fino alla svolta dello scorso aprile e l’arresto del domestico filippino. Uccisa perché sorprese l’ex domestico che rubava gioielli nella sua camera da letto. Per questo motivo, quel 10 luglio 1991, la contessa Filo Della Torre, secondo la magistratura romana, fu strangolata e poi colpita ripetutamente alla testa con uno zoccolo. E per il filippino, reo confesso, si va ora verso il processo con il giudizio immediato. Già pronta la data del processo: 25 ottobre prossimo davanti ai giudici della prima corte di assise. Ma su questo appuntamento pende la possibilità di un ricorso dell’imputato al giudizio abbreviato, rito alternativo che consente, in caso di condanna, di usufruire dello sconto di un terzo della pena. Quindi ci sarebbe il furto dei gioielli, valore 80 milioni delle vecchie lire, spariti e mai ritrovati, dietro il delitto dell’Olgiata. Secondo il pm Loy, Reyes, fino ad un mese prima dell’omicidio in servizio nella villa dei Mattei, avrebbe pensato di risolvere i propri problemi economici rubando i preziosi della nobildonna. Conoscendo la casa ed il sistema di introdursi passando inosservato, sarebbe arrivato fino alla camera da letto. Ma i suoi propositi sarebbero naufragati per l’improvvisa entrata in stanza della contessa. Ad incastrare il filippino sono state le tracce ematiche lasciate sul lenzuolo con il quale fu avvolto il viso della donna durante lo strangolamento: una macchia di sangue di due centimetri, delle 51 rilevate (50 della vittima), appartiene, inequivocabilmente, per i carabinieri del Ris, all’indagato. Ci sono poi una traccia di sangue misto del filippino e della vittima sullo stesso lenzuolo e una traccia di dna di Reyes sull’orologio Rolex della vittima.
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