Sul fronte politico istituzionale è scattata la tregua armata invocata da Napolitano. Il richiamo del Capo dello Stato dopo la marcia del Pdl sul palazzo di Giustizia di Milano ha avuto come primo effetto una parziale retromarcia di tutti: magistrati, partiti e parlamentari. Sembra essere tornata un po’ di serenità anche se la diffidenza regna sovrana. Berlusconi, bloccata per il momento la minaccia di un Aventino in prossimità delle nuove nomine alle massime cariche dello Stato, invita i suoi alla vigilanza. La tregua comunque fa gioco anche a Bersani, impegnato nella quasi possibile trattativa di governo con l’incontrollabile ed imprevedibile Grillo, mentre fuori dalla porta ringhia il giovane Renzi, pronto ad entrare nella mischia qualora i tentativi del coordinatore del Pd dovessero fallire l’obiettivo di formare un governo.
Situazione fluida dunque, ma pur sempre ingarbugliata cui fa da contraltare un Paese in crescente difficoltà che non vede ancora all’orizzonte proposte e progetti concreti per il risanamento ed il rilancio dell’economia, in un contesto di minore pressione fiscale e maggiore equità sociale.
Adesso si tratta solo di capire come si potrà chiudere il primo round: quello delle scelte degli uomini chiamati a ricoprire le massime cariche istituzionali. Poi si dovrà soltanto attendere le mosse dei partiti per quanto riguarda le possibilità di formazione di una maggioranza. A cominciare da Beppe Grillo, il quale resta ancora l’unico mattatore della partita in corso.
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