La legge di stabilità è arrivata sul tavolo di Bruxelles, riassunta nel documento programmatico di bilancio valido per i prossimi tre anni. Ora l’Ue dovrà decidere cosa fare riguardo al deficit portato dallo Stato italiano, alzato, rispetto alla nota di aggiornamento del Def, dal 2% al 2,3%.
Il Draft Budgetary Plan riassume in breve i punti fondamentali della Legge di Bilancio del 2017. Tra i più controversi c’è l’innalzamento del debito pubblico, presentato a più riprese dal premier Renzi come atto necessario per far fronte alle circostanze straordinarie e di emergenza, come la gestione dei migranti e il terremoto del 24 agosto scorso.
Nel documento, tra le motivazioni si leggono infatti “Affrontare le spese straordinarie legate all’immigrazione, il recente terremoto in Italia centrale e un piano di investimenti antisismico per gli edifici e le infrastrutture che non può più essere rimandato considerata la frequenza con cui si verificano terremoti distruttivi”.
Ciò nonostante, proprio sulle cifre, la stessa Unione Europea si dimostrava non essere d’accordo e faceva sapere, tramite il commissario europeo Pierre Moscovici che la percentuale del deficit (2,3%) presentata dall’Italia “non era quello che abbiamo in mente, e il governo italiano lo sa bene” aggiungeva Moscovici.
Ma il Ministero del Tesoro ha cercato di rassicurare la Commissione europea, confermando che questi costi saranno classificate come “spese straordinarie ai fini del calcolo del saldo di bilancio strutturale per il 2017”. Quindi, benchè necessarie, permetteranno di “mantenere il deficit su un sentiero di riduzione e avere un saldo strutturale invariato rispetto all’anno in corso, pari al -1,2 per cento del Pil”.
Ma quanto è l’ammontare di queste “spese straordinarie”? Secondo il documento presentato oggi a Bruxelles, si parla di 0,16 punti di Pil per l’emergenza profughi in Italia, 0,02 punti per affrontarla nei Paesi d’origine e 0,3 punti per la prevenzione sugli edifici. In termini di cifre, solo per la gestione del flusso migratorio in un “paese di transito” come l’Italia, “l’impatto complessivo sul bilancio italiano della spesa per migranti, in termini di indebitamento netto e al netto dei contributi dell’Unione europea, è attualmente quantificato in 2,6 miliardi per il 2015, previsto pari a 3,3 miliardi per il 2016 e 3,8 per il 2017″.
Ma non è solo il deficit a preoccupare l’Ue. A tenere tutto in bilancio statale in equilibrio, con spese che si aggirano sullo 0,7% del Pil, vi penseranno le misure relative a riduzioni di spesa (Spending Review),tagli agli sprechi, all’efficientamento della macchina fiscale, in cui rientra anche la sopressione di Equitalia, l’estensione della ‘voluntary disclosure’. La voluntary disclosure rappresenta la possibilità per gli italiani con contanti o attività all’estero e non dichiarate al fisco, di regolamentare la loro posizione senza incorrere in multe pecuniarie troppo salate o sanzioni penali.
La sanatoria fiscale è stata difesa dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ad Uno Mattina, su Rai1 “Per il contante, la voluntary propone un meccanismo con cui si invitano i possessori di questa ricchezza occulta a farla emergere. Ricchezza su cui bisogna pagare delle imposte”. “Non si tratta di un condono” ha puntualizzato Padoan.
Sul piatto anche il piano delle riforme, prima fra tutte, quella costituzionale, il cui esito si saprà il 4 dicembre prossimo, data in cui i cittadini italiani saranno chiamati ad esprimersi con un sì o con un no sulle modifiche alla seconda parte della Costituzione. Nel “cronoprogramma per le riforme”, oltre al referendum, anche il pacchetto delle politiche attive per il lavoro e gli assegni di ricollocazione (attesi a settembre, indicati “entro il 2016); le riforme su servizio civile, imprese sociali e terzo settore (giugno 2017); il Jobs act degli autonomi e il contrasto al lavoro nero (entro fine anno) e il testo unico della famiglia (giugno 2017).
P.M.
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