E’ bastato davvero poco tempo. Con la sospensione delle attività industriali non primarie e con la maggioranza della popolazione chiusa in casa e impossibilitata a muoversi con le proprie autovetture, le nostre città hanno cambiato volto: aria più pulita e animali e natura che si riappropriano degli spazi che abbiamo sottratto loro. Così se a Venezia le acque dei canali diventano cristalline e ricompaiono i pesci, se a Cagliari i delfini si mettono a giocare nel porto, se nelle zone collinari papere, cervi, caprioli, cinghiali e orsi si affacciano per le vie dei centri abitati, è soprattutto il calo dell’inquinamento atmosferico a colpire maggiormente. Le immagini satellitari di Cina ed Europa mostrano una sensibile diminuzione di particolato nell’aria, riportandoci ipoteticamente alle condizioni di circa 300 anni fa, cioè prima dell’era industriale.
Diminuisce il particolato anche nella Pianura Padana
Il dato che sorprende più degli altri è la drastica discesa della concentrazione di PM10 nell’aria dei principali capoluoghi di provincia del nostro Paese, che si è mantenuta ben al di sotto del limite di legge di 50 μg/m3, anche laddove la conformazione orografica favorisce il ristagno degli inquinanti nei bassi strati dell’atmosfera, come ad esempio accade normalmente in Pianura Padana.
Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto registrano da settimane valori intorno ai 20 μg/m3 con picchi massimi nella zona di Milano e Brescia intorno ai 30 μg/m3 dovuti alla normale attività umana, al sollevamento della polvere causato dal vento, ai pollini.
Ciò che si osserva, quindi, è che bloccando la circolazione delle autovetture private (i mezzi pesanti continuano invece ad essere presenti per la circolazione delle merci) diminuiscono immediatamente le emissioni e le concentrazioni di diossido d’azoto (NO2). Allo stesso modo diminuiscono le emissioni di particolato da traffico automobilistico, anche se va ben considerato il contemporaneo incremento delle emissioni dovute all’utilizzo di riscaldamento domestico e in particolare all’utilizzo di pellet come combustibile, vista la maggiore presenza di persone in casa, con le temperature basse del mese di marzo. I dati provenienti dalle osservazioni satellitari mostrano una chiara riduzione dei livelli di inquinamento in tutti i Paesi in lockdown. Dal 9 marzo i dati di NO2 a Milano e in altre parti del Nord Italia sono diminuiti di circa il 40%.
Il calo della mobilità in Italia
Come dimostrano i dati raccolti quotidianamente da Apple mobility, che misurano il volume di richieste di indicazioni stradali dei propri utenti, in Italia dal 13 gennaio sono diminuiti gli spostamenti in auto del 73%, quelli a piedi del 79% e quelli sui mezzi pubblici dell’89%. In particolare si nota come a Roma i dati siano anche più elevati con un -80% di spostamenti in auto, un -90% di spostamenti a piedi e un -94% di quelli sui mezzi pubblici.
Secondo i dati forniti dal Comune di Milano nella settimana dal 25 febbraio al 4 marzo, gli ingressi nell’area B della capitale lombarda sono stati il 20% in meno, quelli nell’area C addirittura del 63%. Il risultato? Una riduzione stimata di emissioni di CO2 pari a 139.960 tonnellate. E poiché nella metropoli anche il traffico aereo è diminuito considerevolmente, e tenendo presente che il consumo di kerosene su un aviogetto varia a seconda della distanza da coprire, la stima di riduzione di CO2, nell’aria milanese, arriva a 210mila tonnellate.
Emissioni CO2 in Italia – il rapporto ISPRA
Il quadro degli ultimi trent’anni sulle emissioni serra in Italia è stato presentato martedì dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) durante un interessante seminario in streaming. Nel 2018 (ultimo anno preso in esame dallo studio) le emissioni sono diminuite del 17% rispetto al 1990, passando da 516 a 428 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Più contenuta, -0.9%, la diminuzione rispetto al 2017. La diminuzione è molto forte nei settori energetico e industriale (-18%), mentre aumentano le emissioni del settore trasporti, residenziale e dei rifiuti.
Nell’occasione l’Istituto ha presentato anche i primi dati delle emissioni del primo trimestre del 2020. L’Emergenza coronavirus ha indotto una diminuzione del 5 – 7%, con un picco del 15% a marzo. Il calo maggiore si registra per la riduzione degli usi industriale ed energetico, (–20%), mentre gli impieghi residenziali per il riscaldamento, con tutti in casa, sono aumentati del 7%.
Il calo della CO2 nel mondo
Gli effetti della chiusura delle attività sono così evidenti che scienziati ed esperti di clima stimano addirittura che le emissioni di CO2 possano diminuire, a livello globale, di oltre il 5% su base annua (circa 2.5 miliardi di tonnellate in meno), facendo registrare il più grande calo dal dopoguerra, dopo quello che si verificò durante la crisi finanziaria del 2007-2008, e che portò ad una riduzione dell’1,4%.
Alcuni scienziati tra cui Rob Jackson – direttore dell’organizzazione Global Carbon Project, che cerca di quantificare le emissioni globali di gas serra e le loro cause – smorzano però gli entusiasmi. Il calo di CO2 è avvenuto per i motivi sbagliati: un blocco delle attività, che sta portando ad una crisi economica drammatica per buona parte della popolazione mondiale. E il passato ci ha già dimostrato come ad apparenti cali di emissioni di CO2 dovuti a crisi finanziarie (come il -1,4% del 2008) siano seguiti poi aumenti vertiginosi (+ 5,1%).
Tutti però concordano che l’analisi dei dati potrà essere molto utile in futuro, ad esempio indicandoci quali siano i prossimi obiettivi di riduzione delle fonti inquinanti da raggiungere, ad esempio attraverso politiche sulla mobilità, l’uso efficiente dell’energia, l’utilizzo di fonti rinnovabili.
Ripensare la mobilità
In questi giorni in cui la società tutta auspica una riapertura di tutte le attività nazionali, non sarebbe male da parte della politica concentrarsi su quali elementi virtuosi questa crisi ci abbia fatto scoprire: ad esempio come un incremento dello smart-working potrebbe ridurre la congestione del traffico nelle grandi città. Una prospettiva da tenere presente considerando che l’impossibilità di mantenere le distanze sociali e le difficoltà di igienizzazione metterà in crisi sia l’utilizzo dei mezzi pubblici, sia la pratica del car-sharing E’ probabile quindi che in molti, troppi, torneranno all’uso dell’auto privata, intasando di traffico le città. Quale momento migliore, aiutati dalla bella stagione, per promuovere pratiche virtuose come ad esempio l’utilizzo della bicicletta, in città a traffico ridotto?
Elisa Rocca
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