Doveva essere il tanto atteso, ma anche un po’ temuto, primo test ad altissimo livello per le ambizioni europee della Juve di Conte e il responso, pur limitato alla prima puntata, dell’Allianz Arena è arrivato chiaro che più chiaro non si può: 2-0 per i bavaresi e dominio pressoché assoluto dei padroni di casa in ogni zona del campo e per tutti i 90’. Un esito che, nella sua perentorietà, sa di sentenza. La prova d’appello per i bianconeri ci sarà mercoledì prossimo a Torino ma, vista la differenza di valori in campo, ci vorrebbe un autentico ribaltone per rendere anche solo ipotizzabile una “remuntada” stile Barça con il Milan. Il punteggio è stato sin troppo tenero con i campioni d’Italia, sovrastatati sul piano tecnico, tattico e, come ammesso onestamente da Conte, “soprattutto sul piano fisico: una squadra fortissima, composta da elementi tutti sopra il metro e ottanta, dall’età media bassissima e in grado di correre per tutti i 90’. Con in più la rabbia per riscattare la delusione patita con la sconfitta nella finale in casa dell’anno scorso con il Chelsea”. Un’ammissione di inferiorità che ad un uomo orgoglioso come il tecnico leccese deve essere costata parecchio ma che è la fotografia fedele di quanto andato in scena nella splendida cornice dell’”astronave” dell’impianto di Monaco che ha risposto alle attese con un tutto esaurito e un entusiasmo da brividi. Che non fosse serata per la Juve lo si è capito già dal pronti-via con l’esterno di colore della nazionale austriaca, Alaba, che dopo soli 26” di gioco calciava con violenza dalla distanza un pallone che, deviato dallo scarpino di Vidal e poi dal rimbalzo sul terreno, coglieva Buffon in controtempo e non più in grado di raggiungere la sfera per l’1-0 teutonico. Da lì in poi solo tanta sofferenza per i bianconeri che alla fine conteranno una ventina di tiri in porta effettuati dai rossi bavaresi. Anche l’infortunio patito in avvio da Kroos non aiutava la causa torinese: il subentrato era, infatti, Arjen Robben. A corto di preparazione e allenamenti ma un assoluto fuoriclasse nelle serate di particolare ispirazione. Sfortunatamente per la Juve, quella di ieri era una di queste. Lui e Ribery, sull’altra fascia, hanno tagliato a fette la difesa bianconera dove, per la prima volta, anche Barzagli ha mostrato la corda. Straordinarie anche le prestazioni di Mueller e Luiz Gustavo in mezzo al campo. Ma si tratta di picchi di eccellenza. In realtà, tutto il Bayern si è mosso come un’orchestra che recitato a memoria lo spartito che prevedeva un’aggressione continua degli avversari sin dal primo portatore di palla juventino. L’obiettivo di Heynckes era sin troppo chiaro: isolare Pirlo e inaridire la fonte primaria del gioco bianconero. Operazione riuscita magnificamente, tanto che non solo il regista, ma anche Marchisio e un po’ tutto il centrocampo della Vecchia Signora han perso terreno (anche una ventina i metri a separare il reparto mediano dalle due punte, Matri e Quagliarella) e possesso del pallone, non riuscendo a rallentare i ritmi vertiginosi impressi dai padroni di casa. Nel solo primo tempo, Robben sfiorava la rete in almeno due occasioni ( in una si riscattava, almeno in parte, il Gigi nazionale con una respinta di puro istinto, in un’altra l’olandese calciava a lato un rigore in movimento), un’altra non la concretizzava il suo omologo sull’altro out, Ribery. E la Juve? Una punizione alta di Pirlo e una sventola da fuori di Vidal. Poco. Troppo poco. E, se possibile, ancor meno nella ripresa con il solo, gladiatorio ( anche troppo: ammonito, salterà il ritorno, come Lichtsteiner), Vidal a provare a risalire la corrente con una doppia conclusione in sequenza a impensierire Neuer. Prima e dopo solo Bayern. La marea rossa produce occasioni a grappoli con Mandzukiç, Alaba e, allo scadere, con Mueller che si divora il 3-0 che avrebbe messo in cassaforte la qualificazione. Nel mezzo, il raddoppio, nato da una conclusione da fuori infida ma neutralizzabile di Luiz Gustavo su cui Buffon riesce solo a respingere. Purtroppo, sui piedi di Mandzukiç, in millimetrico fuorigioco ma pur sempre offside, che appoggia a un indisturbato Mueller per il raddoppio. Piuttosto sprezzanti, al termine i commenti rilasciati da parte tedesca. Heynckes, a domanda sulle possibilità juventine di rimonta, rispondeva sicuro: “La mia squadra è abituata a giocarsela a viso aperto anche in trasferta e fuori troviamo la via della rete con una certa regolarità. Sono fiducioso”. Ben più che semplice sicurezza ostentava, poi, il presidente onorario del club, “Kaiser” Franz Beckenbauer: “Il gol preso da Buffon? Sembrava un pensionato. Lo ha preso da 120 (!) metri”. Vista la qualità della manovra proposta dal Bayern e postoci l’interrogativo sull’opportunità di cambiare guida tecnica il prossimo anno (Guardiola sostituirà Heynckes), possiamo solo concludere, sconsolati, che sono problemi loro. Da ricchi. Non ci riguardano. La nostra realtà è un’altra: la Juve, in cerca di verifiche sulla sua consistenza internazionale, è e resta una squadra fortissima, quanto basta per fare il vuoto dietro a sé in campionato, ma per questi livelli non è ancora pronta. Lo spread è ancora molto elevato.
Una nota a margine la vogliamo dedicare all’altra grandissima sfida di Champions disputatasi ieri sera, al Parco dei Principi di Parigi dove un brillante Paris Saint Germain ha prima messo alla frusta, poi subito e, al 94’, ha riacciuffato il grande Barcellona. 2-2 il risultato finale e parità di reti anche tra i due Re in campo: un gol a testa per Messi e Ibra. Ma la pulce, uscito anzitempo per infortunio, potrebbe saltare il ritorno. Vista la non impermeabile difesa blaugrana e la vena del “riqualificato” Gulliver svedese, pensare ad un colpaccio dei ragazzi di Ancelotti al Camp Nou potrebbe non essere così osé.
D.P.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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