Il dubbio di papa Francesco: “La guerra serve per vendere armi?”

Domenico Quirico, il giornalista prigioniero nel conflitto siriano per 150 giorni, è finalmente libero da ieri. La situazione siriana sembra invece molto lontana da una risoluzione che non comporti l’uso delle armi e che paventa addirittura l’ipotesi di una terza guerra mondiale come risposta agli attacchi chimici operati, sembra,  dal governo del presidente Bashar- Al- Assad.

Proprio in questo contesto, e all’indomani dalla veglia di preghiera organizzata da papa Francesco per contrapporre alla violenza dei conflitti in Medio Oriente la mitezza e la potenza della preghiera, il grido di dolore del Santo Padre per la Siria nel corso dell’Angelus domenicale ha evidenziato il legittimo dubbio che le tante guerre in giro per il mondo non siano davvero “per problemi” quanto per “vendere le armi”.

“Questa guerra di là, quest’altra di là – perché dappertutto ci sono guerre – è davvero una guerra per problemi o è una guerra commerciale per vendere queste armi nel commercio illegale?”, ha chiesto Bergoglio.

Sul commercio mondiale di armi, legale o illegale, la diplomazia papale conduce da tempo una forte azione anche in sede Onu. “Dobbiamo dire no all’ odio fratricida e alle menzogne di cui si serve, dire no alla violenza in tutte le sue forme, dire no alla proliferazione delle armi e al loro commercio illegale – ha esortato il Pontefice –  ce ne è tanto”. Ecco,   “questi – ha spiegato – sono nemici da combattere uniti e con coerenza, non seguendo altri interessi se non quelli della pace e del bene comune”.

La domanda posta oggi da papa Francesco, se le tante guerre in giro per il mondo siano “per problemi” o per “vendere armi”, se la pongono in tanti, di fronte al caso siriano: l’uso di armi chimiche sui civili è stato finora per la prassi e per il diritto internazionale il punto di non ritorno su cui scegliere o meno di intervenire. Qualcuno ha osservato che non solo Assad, ma anche i suoi oppositori, potrebbero stare usando armi chimiche sui civili inermi e sui bambini. C’è chi preme per intervenire subito, chi ricorda le armi chimiche mai trovate nell’Iraq dopo Saddam, quando l’amministrazione Bush intervenne mostrando prove rivelatesi false su armi letali in mano a Saddam.

Lo sguardo del Santo Padre oltre alla Siria,  dove ha chiesto che “cessi subito la violenza e la devastazione e si lavori con rinnovato impegno per una giusta soluzione del conflitto fratricida”, ha abbracciato poi tutto il Medio oriente: il Libano, “modello di convivenza” che ha bisogno di  “stabilità” ; l’Iraq, che necessita di “riconciliazione” contro la “violenza settaria in Iraq”; i processo di pace tra Israele e Palestina che deve progredire con “decisione e coraggio”; la situazione egiziana, dove l’impegno di tutti,  “musulmani e cristiani”, deve servire a “costruire insieme la società per il bene dell’intera popolazione”.

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