Più tecnologicamente avanza il genere umano, più la vita dovrebbe tendere all’estrema semplificazione. Provare soltanto a ricordare tutti i codici e le password, che ogni giorno ci permettono di accedere a servizi attivi 24 ore su 24, ci fa rendere conto di quanto non sia del tutto vero.
Siamo tuttora ancorati a un vecchio genere di tecnologia. La memoria e i post-it. Il che, secondo gli esperti di sicurezza dei colossi on-line, ci espone a numerosi e inevitabili pericoli. Così afferma Google, che ha già adottato “Yubikey”, un hardware prodotto dalla svedese Yubico contenente una chiave crittografica che, una volta inserita in una porta usb, permette di generare una password statica o dinamica e avere accesso ai propri account. “Le password non sono più sufficienti a tenere al sicuro gli utenti” affermano i responsabili della sicurezza di Google. Ma perchè un prodotto simile dovrebbe riuscire a emergere in questo frangente di mercato? Se lo chiedete a chi produce questo oggetto salva-privacy, la risposta verosimilmente sarà: la garanzia totale di non subire violazioni da parte di malintenzionati virtuali, hacker e virus di qualsivoglia provenienza a soli 25 dollari, per la versione ingombrante oppure 50 per la versione “Nano”. Ovvio, che chiunque abbia fatto questa previsione ha le idee ben chiare sul business che c’è dietro. Nel giro di qualche anno praticamente tutti avremo chiavette che renderanno ultra-protetti i nostri segreti. Salvo poi rispondere a qualche mail-spam dove la possibilità di ereditare una fortuna da parenti sconosciuti ci convincerà, senza remore, a “inserire qui i tuoi codici segreti”. L’esempio lampante è rinchiuso nel raggiro più longevo ed efficace che miete vittime dal 1994. La “truffa alla nigeriana”. Mandata in milioni di varianti a milioni di persone, questa mail ha fatto fruttare miliardi con appelli simili a questo: “In questo paese molto povero ci sarebbe una persona molto ricca che avrebbe bisogno di spostare all’estero del denaro con la massima discrezione, sarebbe possibile utilizzare il suo conto?”. L’utente, di sua iniziativa, scrive e invia i suoi dati sensibili per la transazione. Risultato: il suo conto si prosciuga. Incredibile? Evidentemente no. La sicurezza acquisita con la conoscenza del mezzo che si usa per accedere ai servizi (internet) è la nostra assicurazione per non finire spennati come polli. Finchè si produrranno chiavette a pagamento per proteggere dalla “paura”, di sicurezza vera, non ne avremo mai. E’ il nostro vecchio, insostituibile cervello che andrebbe sempre usato per proteggerci dalla maggior parte dei rischi reali che si corrono nella vita, come nella rete. Naturalmente, questa tecnologia innovativa ci garantirà una tutela mai sperimentata prima. Ma nessun microchip può (ancora) proteggerci da noi stessi e dalla nostra ignoranza. E chi truffa per lavoro questo fenomeno lo ha scoperto e studiato molto bene.
E.S.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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