Ormai la coltre di fumo addensatasi attorno al nome del prossimo tecnico giallorosso si stava diradando: da quando aveva risolto il suo rapporto contrattuale con il Lille e aveva raggiunto Pallotta nei suoi uffici a New York era chiaro a tutti che Rudi Garcia sarebbe stato il prescelto per una delle panchine più roventi della serie A. Ieri, dagli States l’annuncio ufficiale. Il contratto verrà firmato al rientro in Italia ma già trapelano voci sulle cifre: 1,5 milioni a stagione (due più opzione per una terza). Rudi Garcia, quindi. 49 anni, ex calciatore (era un mediano le cui migliori performances sono state legate proprio al periodo trascorso con la casacca del Lille) ritiratosi a soli 28 anni causa brutto infortunio, poi brillante allenatore con una gavetta alle spalle che gli ha permesso di ricoprire tutti i ruoli possibili e immaginabili, da preparatore atletico a tattico a vice allenatore, tutto al glorioso St.Etienne di cui, nel 2001, diveniva la prima guida. Poi, una fortunata parentesi al Digione con tanto di inattesa promozione in massima serie e una molto meno soddisfacente al Le Mans. Quindi, l’approdo al club che più di ogni altro ha segnato (finora) la sua vita sportiva: il Lille. Con i rossoneri, double nel 2011: Ligue1 e Coppa di Francia, vinta a spese nientemeno che del Paris Saint Germain. Con il contorno di due partecipazioni consecutive alla Champions ( senza mai superare il primo turno, però). Ora, la sfida per lui più importante per questo allenatore di origine spagnola ma francese, il primo transalpino dei 26 tecnici stranieri ingaggiati dall’AS Roma. Un uomo dal profilo caratteriale molto diverso dal connazionale, ed altro candidato “forte” alla panchina giallorossa, Laurent Blanc, molto più compassato e convenzionale. Garcia no: lui, di istituzionale, ha ben poco. Eccellente comunicatore, ama il dialogo nello spogliatoio, con la curiosa formula dei colloqui ristretti con una ridotta rappresentanza dei giocatori più rappresentativi delle squadre che allena. Grande professionista, ma non maniacale e, da buon latino, conoscitore dell’arte del saper vivere e ricco di interessi extracalcistici: teatro e musica (rock) in primis. Sta già facendo il giro della città il video su youtube che lo vede protagonista di un simpatico assolo, chitarra in mano, nello spogliatoio del Lille. E molti ricordano i cori da stadio da lui intonati sul bus scoperto in occasione dei festeggiamenti per il titolo francese. Di certo, un tipo sanguigno e diretto. L’ossessività di Luis Enrique e i silenzi prolungati di Zeman non gli appartengono. Come tecnico, molto champagne ma anche sostanza. Le sue squadre, schierate preferibilmente con un 4-2-3-1 o un 4-3-3, tendono sempre ad essere propositive con anche gli esterni bassi chiamati a giocare la palla e a spingere molto. Quanto alle sue capacità di “scouting”, bastano i nomi di Hazrd e Gervinho per riconoscergliele appieno. Un uomo dalle idee chiare. E in sede di presentazione lo ha già dimostrato: “Educo come alleno. Discuto, correggo, offro riferimenti. Non dirigo, accompagno. E le mie figlie si comportano con intelligenza, da loro imparo molto, come con i miei giocatori”, quanto al rapporto che intende instaurare con i giocatori. “Oggi si apre una nuova pagina: sono fiero di essere alla Roma, di arrivare in questo grande famiglia e cercare di vincere dei titoli in questo grande club. Oggi preferirei non affrontare certi temi tecnici e tattici per rispetto dei vostri colleghi italiani che non possono essere qui. Preferisco parlare degli obiettivi di gioco che vorrei dare piuttosto che degli obiettivi di classifica, anche se sono convinto che la Roma debba ritrovare l’Europa: la mia filosofia è offensiva, ma non dimentico che per vincere le partite serve anche un’ottima base difensiva”, quanto ad obiettivi. Infine, prima delle solite frasi di rito cui ogni nuovo tecnico viene immancabilmente sottoposto su Totti ( “Non vedo l’ora di conoscerlo”), una chiusura rigorosamente in italiano: “Lavoreremo per far felici i tifosi”, con precisazione annessa: “Questo è molto importante.” La Roma giallorossa spera non si tratti di un mero tentativo di captatio benevolentiae ma di parole sentite e dettate dal cuore. Ferito da due anni di illusioni, ferocemente disattese. Almeno a parole, Garcia dimostra di averlo già compreso. Perchè se è vero che si tratta di un uomo dalla forte personalità e di un eccellente tecnico almeno in potenza, di certo non è un pirla.
D.P.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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