Spagna: indietro di 28 anni con la legge sull’aborto

Il ministro della Giustizia spagnola, Alberto Ruiz-Gallardòn, sta preparando, per la terza volta in un anno, la riforma della legge sull’aborto che “sarà pronta entro l’estate”. E riporterà la Spagna indietro di 28 anni.

Il ministro della Giustizia spagnola, Alberto Ruiz-Gallardòn, sta preparando, per la terza volta in un anno, la riforma della legge sull’aborto che “sarà pronta entro l’estate”. E riporterà la Spagna indietro di 28 anni.

Già l’estate scorsa il cattolico Mariano Rajoy, premier  iberico, aveva ribadito la sua attenzione alla posizione della Chiesa, garantendo delle riforme per difendere i diritti del nascituro. Nessuno però immaginava potessero essere negati in maniera tanto palese i diritti della madre.

Le parole di Gallardón non lasciano adito ad interpretazioni: “Elimineremo la possibilità legale di ricorrere all’interruzione di gravidanza per delle anomalie fetali”. Ma non è tutto. Neanche la violenza fisica, quindi lo stupro, costituirà una motivazione valida per abortire. L’unica possibilità per accedere ad un’interruzione volontaria della propria gravidanza sarà sottoporsi al giudizio di un’equipe medica, nella speranza di veder riconosciuto il danno psicologico, sia nel caso di violenza sessuale che per la malformazione del feto. Insomma, le donne iberiche non saranno più libere di scegliere quell’esperienza meravigliosa che è la maternità: i diritti del nascituro, per legge, diventeranno nuovamente più importanti dei diritti della persona che lo porta in grembo.

Il ministro ha tenuto a specificare che la riforma che il partito popolare porterà avanti sarà molto più restrittiva della legge del 1985. Allora, abortire era un delitto e venivano riconosciute solo tre circostanze in cui poter ricorrere all’interruzione di gravidanza: la violenza sessuale (l’intervento poteva essere eseguito fino alla 12esima settimana), la malformazione grave (fino alla 22esima settimana) ed il rischio per la salute fisica o psichica della madre (senza limite).

Se queste modifiche dovessero essere approvate la Spagna diventerebbe uno dei paesi con le leggi più dure in tutta Europa, accanto all’Irlanda e dietro solo a Malta, dove l’aborto è totalmente proibito.

Le associazioni femminili non hanno perso tempo ed hanno denunciato la gravità della situazione: “Ci spingeranno a ricorrere al Tribunale europeo per i diritti dell’uomo”. Il Partito socialista ha addirittura parlato esplicitamente di un ritorno al franchismo e la vicesegrateria Elena Valenciano ha assicurato: “Se il governo vuole andare a braccetto con i vescovi per modificare la legge sull’aborto, per tornare a limitare la libertà delle donne, dico già che il Psoe denuncerà ufficialmente gli accordi con la Santa Sede”.

C.D.

 

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