Ogni giorno il bollettino di guerra si aggiorna dei nomi di coloro che si sono lasciati sconfiggere dalla vita. Le vittime più recenti sono due di Milano, un ingegnere e un disoccupato, presumibilmente amici, entrambi di 33 anni, trovati privi di vita nell’ abitazione del primo insieme a due lettere d’ addio nelle quali si fa riferimento alla mancanza di lavoro e di rapporti familiari. A Bologna è stato un consulente immobiliare a gettare la spugna: aveva ricevuto un’ ingiunzione di sfratto. Sul litorale romano invece è stato un mercato di Ostia il teatro del tentativo di suicidio di un fioraio sessantenne cui gli affari vanno male. E’ la crisi la vera protagonista di questi episodi e di tanti altri, una crisi che non è solo economica ma è anche crisi degli affetti. E a volte la solitudine che si sposa con l’indigenza.
Secondo l’ Organizzazione mondiale della Sanità ogni anno circa un milione di persone muore per suicidio e un numero venti volte superiore tenta di uccidersi. In Italia il suicidio è tra le prime dieci cause di morte, più dell’ Hiv e dell’ omicidio. Se ne parla sempre più spesso, ogni giorno nuovi casi sono riportati in cronaca e vanno ad aggiungersi alla lista di quelli che già conosciamo.
In realtà è ancora troppo poca l’attenzione a questo fenomeno e scarso è tuttora il lavoro di prevenzione. È il motivo alla base del lavoro che Alessandra D’ Agostino, psicologa, e Mario Rossi Monti, psichiatra, hanno sintetizzato nel loro libro intitolato “Il suicidio” (Carocci, 2012) dove cercano di dare risposte alle più frequenti domande sull’argomento: quali sono le ragioni che possono spingere ad un gesto del genere? Quali categorie vengono più colpite? Gli uomini o le donne? I giovani o gli anziani? I coniugati, i vedovi o i separati? Sono una parte degli interrogativi che il testo affronta, nella consapevolezza che ad alcuni di essi è ancora difficile dare risposta e cercando comunque di delineare alcune linee di tendenza.
Gli autori partono dall’ esplorazione dei dati, scarsi e talvolta discordanti, per tentare di mettere a fuoco alcuni elementi oggettivi e soggettivi del fenomeno suicidio.
Dal punto di vista clinico vengono definiti i contorni di un vero e proprio “spettro suicidiario”, in cui il gesto finale non è che la conclusione di un processo che inizia con la fantasia e si snoda attraverso diversi passaggi. Nella parte centrale del libro il fenomeno viene esaminato dal punto di vista storico, antropologico, sociologico e culturale. E’ risaputo che il suicidio è una realtà trasversale e globale, che interessa l’ occidente come l’ oriente, la psicopatologia come la cultura e la società intera: dalle varie forme di suicidi rituali in Giappone e in India alle forme e significati nuovi che assume in occidente. I suicidi causati dalla crisi economica si inseriscono in questo contesto, anche se i dati non fanno emergere l’ allarme.
La parte finale del testo è interessata ai vissuti, alle storie tratte sia dalla clinica sia dalla cultura. Storie di persone che in diverso modo e sotto varie forme si sono sentite “attratte” dalla morte. E quindi nell’ impossibilità di arrivare a una qualche conclusione che valga come spiegazione unica e tanto meno definitiva, per gli autori “è nella libertà che pare risiedere nell’ origine ultima del desiderio di morte. La libertà di poter scegliere se stessi”. Darsi la morte come possibilità di esercitare la propria libertà. Forse con un’unica certezza: che sia l’unico modo di liberarsi di un fardello pesante che si ritiene non essere più in grado di sostenere. Certo l’atto di chiudere gli occhi deliberatamente e definitivamente resta incomprensibile nella sua essenza, soprattutto inaccettabile per chi resta e sconta l’ assenza dell’ altro a vita.
A.B.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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