Ore 22.39 del 9 ottobre 1963.Quasi tutti gli abitanti della valle del Vajont erano in casa, molti davanti al televisore a vedere la partita Real Madrid-Glasgow Rangers. Una frana colossale cade dal versante settentrionale del monte Toc, tra le province di Belluno e Udine: circa 260 milioni di m³ di roccia (un volume quasi triplo rispetto all’acqua contenuta nell’invaso) scivolano, alla velocità di 30 metri al secondo (108 km/h), nel bacino artificiale sottostante (che conteneva circa 115 milioni di m³ d’acqua al momento del disastro) creato dalla diga del Vajont, provocando un’onda di piena che supera di 200 metri in altezza, scavalca la diga (che sostanzialmente rimane intatta) e si riversa nella valle del Piave radendo al suolo i borghi di Longarone, Pirago, Maè, Villanoiva e Rivalta. Quasi duemila i morti.
Un enorme disastro, inizialmente imputato alla natura, che fu citato nel 2008 all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite insieme ad altri quattro eventi, come un caso esemplare di “disastro evitabile”, causato dal “fallimento di ingegneri e geologi nel comprendere la natura del problema che stavano cercando di affrontare”.
Oggi, mezzo secolo dopo, per non dimenticare la lezione del Vajont bisogna che entri a far parte dei programmi e dei libri di scuola di ogni ordine e grado. E’ l’ impegno solenne assunto dal Consiglio regionale del Veneto, riunito in seduta straordinaria nell’ aula consiliare del municipio di Longarone per il 50° anniversario del disastro, presente il presidente della Regione Luca Zaia, i sindaci di Longarone e di Castellavazzo, il prefetto di Belluno Giacomo Barbato, il vicequestore Luciano Meneghetti, le autorità militari. I consiglieri regionali hanno approvato con voto unanime – per alzata di mano – una risoluzione che impegna la Regione a realizzare ” concrete iniziative” per ricordare la tragedia del Vajont ” come simbolo e monito del dovere di proteggere il territorio”. Un impegno che il Consiglio regionale affida in particolare al lavoro divulgativo delle scuole di ogni ordine e grado e che trasmette al Governo e al Parlamento, perché il ricordo del più grave disastro ambientale provocato dall’ imperizia, dall’ incuria e dall’ interesse economico dell’ uomo, sia simbolo e monito nazionale per un approccio più responsabile al territorio, alle risorse ambientali e alle comunità locali.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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