“Non si tratta di censura, ma solo di una misura contro la violenza sui bambini”, così l’Islanda si prepara a fermare la pornografia online. Ma c’è chi vede in questo provvedimento un limite alle libertà personali.
L’Islanda potrebbe diventare il primo stato al mondo a mettere al bando i siti pornografici. Questa notizia circolava già dal giorno di San Valentino, ma oggi una consultazione nazionale islandese avrebbe dato il via libera per cercare modalità con le quali imporre il divieto d’accesso ai siti “hot”. “Siamo una società liberale e progressista in materia di nudità e di rapporti sessuali”, ha detto il consigliere del ministero degli Interni, Halla Gunnarsdottir che sta seguendo personalmente il progetto. “Il nostro approccio al problema non è anti-sesso, bensì anti-violenza. Non è questione di libertà di parola, bensì di danni all’infanzia. Le statistiche indicano che in media un bambino vede pornografia su Internet a 11 anni di età e questo ci preoccupa, così come ci preoccupa la natura sempre più degradante e brutale di quello a cui sono esposti. Non stiamo parlando di censurare l’informazione, ma qualcosa dobbiamo fare”.
Una notizia abbastanza insolita questa, ma non è del tutto inverosimile che un provvedimento del genere possa essere approvato nel Paese dove la parità dei sessi, in confronto al resto del mondo, è maggiormente rispettata. Infatti, in precedenza, altri provvedimenti simili sono stati introdotti nel paese dei geyser: il divieto di stampare e distribuire pubblicazioni pornografiche, la chiusura degli strip club e le norme sulla prostituzione che vedono come colpevole di reato il “cliente” e non la prostituta.
Ma queste problematiche , all’apparenza superficiali, rischiano di avere conseguenze sia sul piano etico che morale. L’interrogativo fondamentale da porsi è: chi ha il diritto di esprimersi su cosa è porno e cosa, invece non lo è? Tra i suggerimenti avanzati per contenere il fenomeno pornografia fino a oggi spicca l’inserimento di filtri sul web, il blocco di alcuni indirizzi e la registrazione a reato dei versamenti con carta di credito per accedere ai siti porno.
Tali proposte, secondo gli oppositori, limiterebbero la libertà individuale dei cittadini perché misure del genere potrebbero, alla lunga, generare forme censura. Tra gli oppositori anche alcuni esperti psicologi e sociologi secondo i quali, la pornografia non sempre sarebbe dannosa. In uno studio condotto nel 2009 dall’università di Montreal, si evince che, in realtà, guardare porno non cambia la percezione che gli uomini hanno delle donne.
Ma c’è anche chi concorda con l’iniziativa islandese, come il professor Tim Jones della Worcester University, che ha osservato come i consumatori di pornografia tendano a ricreare le “fantasie estreme” dei film “hard” nella vita reale molte volte giungendo a conclusioni drammatiche.
“Non è che chi guarda il porno su Internet poi esce e commette uno stupro”, ha commentato Gail Dines, docente di sociologia al Wheelock College e autrice di “Pornland: how porn has hijacked our sexuality” (Pornoland: come il porno ha dirottato la nostra sessualità). “Ma cambia il modo in cui la gente pensa all’intimità, al sesso, alle donne. E un sacco di gente non ha idea di che cosa sia veramente il porno sul web. Se un ragazzino di 12 anni clicca porno su Google, non trova immagini di donne nude dalla rivista Playboy, bensì filmati estremamente hard in grado di traumatizzarlo nell’età della pubertà”. Quali che siano gli effetti di un film porno sulla psicologia altrui, restano comunque rilevanti i dati sulla dipendenza dilagante che la pornografia online sta creando. Il 25% delle ricerche su Google riguardano film erotici e il 20% delle parole cliccate sul web hanno a che vedere con il termine “sesso”. Forse il caso dell’Islanda scatenerà la voglia di censura in altri paesi europei o forse, come spesso avviene, più si cercherà di bloccare il fenomeno e più gli si darà forza.
I.V.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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