Dall’inizio della legislatura il Movimento 5 Stelle, tra dimissioni, defezioni ed espulsioni ha perso ben 23 parlamentari. A questi devono poi aggiungersi i cinque eletti che hanno lasciato ancora prima di sedersi tra i banchi dei pentastellati. Gli ultimi due deputati che hanno detto addio ieri sono Michele Nitti e Nadia Aprile.
Il Gruppo Misto di Camera e Senato, nel quale confluiscono tutti i parlamentari che non sono iscritti a nessun altro gruppo e le formazioni politiche minori che non hanno ottenuto un numero di parlamentari sufficiente a costituire un gruppo proprio, continua ad dunque ad ingrandirsi a spese dei Cinque Stelle. Anche se alcuni fuorusciti sono confluiti in altre forze politiche.
A questo punto però, considerato il loro numero crescente, occorre un ripasso per chiarirsi le idee. Seguiamo pertanto questa perdita di ‘pezzi’ fin dall’inizio dell’attuale legislatura.
Dei 227 deputati conquistati alle elezioni del 4 marzo 2018, ne sono rimasti 208. A guardare i nomi si va dal velista sardo Andrea Mura che, accusato di troppe assenze si è dimesso da parlamentare, a Matteo Dall’Osso, approdato in Forza Italia, e a Sara Cunial, Veronica Giannone, Gloria Vizzini ora nel misto, e ancora Davide Galantina passato a Fratelli d’Italia, fino alle fuoriuscite più recenti come quelle di Gianluca Rospi e Nunzio Angiola, senza dimenticare l’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti. Hanno lasciato anche Massimiliano de Toma, Rachele Silvestri e Santi Cappellacci, per un totale di 14 deputati. Discorso a parte va fatto per Benedetti, Caiata, Cecconi, e Vitiello, tutti eletti nelle liste M5S ma espulsi o che hanno lasciato i cinque stelle prima della costituzione in Parlamento dei gruppi. Quanto al Senato il sito di Palazzo Madama ad oggi conta 99 componenti del gruppo M5S. I ‘nuovi Scilipoti’ a dicembre sono stati Stefano Lucidi, Ugo Grassi e Francesco Urraro. Tutti e tre hanno dismesso la casacca gialla per indossare quella verde della Lega.
Quando si verificarono le prime fughe Luigi Maio disse: “E’ il mercato delle vacche, il mercato del pesce“, prendendosela con il capo della Lega Matteo Salvini. A giudicare oggi quelle uscite si comprende che il malessere all’interno del movimento ha radici più profonde di una compravendita di voi parlamentari al punto che stasera potrebbe esserci il cambio ai vertici con il ministro degli esteri che passa la mano a qualcun altro.
Luigi di Maio alle 17 di oggi dovrebbe infatti annunciare le dimissioni da capo politico dei Cinque stelle, decisione già comunicata stamane nel corso di un vertice con gli altri colleghi dell’esecutivo a Palazzo Chigi. Chi prenderà il testimone? Per il momento nessuna certezza. Si parla di Vito Crimi, il più anziano dei M5S.
Erano settimane che i giornali parlavano delle possibili dimissioni di Di Maio, logorato dalle sconfitte elettorali e dalle continue defezioni di parlamentari. La sua leadership nel partito era apertamente contestata da tempo ed erano in molti a chiedere una separazione tra gli incarichi ministeriali e quelli di capo politico. Di Maio che a 33 anni era stato eletto leader del movimento, nel dicembre del 2017, dopo un voto online in cui i suoi unici avversari erano un gruppo di iscritti semisconosciuti aveva avuto gioco facile anche grazie all’appoggio del leader Beppe grillo sempre apertamente schiarato al suo fianco.Il successo comunque era stato facilitato. anche dal fatto che nessuno dei leader aveva accettato di candidarsi contro di lui.
Di Maio ha guidato il movimento a partire dagli ultimi mesi della campagna elettorale prima delle politiche del 2018, quando il partito ottenne il 33% delle preferenze elettorali e si confermo’ primo partito a livello nazionale.
Da allora però le cose per il movimento hanno cominciato ad andare male. E che le cose cominciassero a non funzionare più, lo si è visto dai risultati ottenuti nel corso delle numerose elezioni che si sono succedute: locali, regionali europee. I sondaggi nazionali hanno mostrato un calo costante e oggi il consenso nei confronti del movimento risulta dimezzato rispetto a quello di due anni fa. Politicamente di Maio è riuscito a tenere due dei punti principali del suo programma: l’introduzione del reddito di cittadinanza e il taglio dei parlamentari. Ma questo evidentemente non è bastato a salvare la poltrona di leader politico.
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