Due anni fa fu il settimanale L’Espresso a rivelare che il presidente del pontificio consiglio per la Famiglia, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, era al centro dell’inchiesta per la compravendita di un immobile di alto pregio. Oggi la procura di Terni ha chiuso le indagini preliminari e contesta all’ex vescovo di Terni, oggi postulatore nella causa di beatificazione di monsignor Oscar Romero, l’accusato di associazione a delinquere per l’acquisto irregolare del castello di San Girolamo, antico convento francescano nei pressi di Narni.
Monsignor Vincenzo Paglia è indagato insieme ad altre 9 persone. Tra queste, il vicario episcopale della diocesi Francesco De Santis, il presidente dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero, Giampaolo Cianchetta, alcuni dei tecnici diocesani dell’epoca di Paglia, e infine amministratori e dirigenti del comune di Narni. Le indagini sono state svolte dal nucleo valutario della Guardia di Finanza guidato dal generale Giuseppe Bottillo e dalla Questura di Terni guidata da Carmine Belfiore.
Il trecentesco Castello di San Girolamo, antico convento francescano che nel periodo che nel ‘900 fu residenza dei missionari del Sacro Cuore di Gesù, missionari con sede in Roma, che lo adibirono a collegio/seminario, dopo gli anni ’70 rimase in stato di abbandono e degrado fin quando nel dicembre 2010 il Comune non lo vendette, ricavandone 1.760.000 di euro, all’Istituto Diocesano Sostentamento del Clero che voleva destinarlo a struttura ricettiva a quattro stelle a vocazione principalmente religiosa senza però escludere quella sportiva, culturale e didattica.
Dietro questa operazione, avvenuta formalmente da parte della IMI immobiliare Srl, secondo il pm i Elisabetta Massini della procura di Terni vi sarebbero in realtà operazioni finanziarie e immobiliari illecite, realizzate con i conti correnti della diocesi umbra di Terni, Narni e Amelia gravata da un pesante buco economico. Sempre secondo la procura di Terni il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia sarebbe uno dei promotori dell’affare. Paglia avrebbe agito in concorso con altri soggetti. Nei suoi confronti le accuse vanno dall’associazione per delinquere alla turbata libertà degli incanti, truffa ai danni del Comune di Narni, abusivo esercizio del credito, appropriazione indebita.
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