I volontari sperano di riuscire a salvarle ma per le 400 balene spiaggiate sul bagnasciuga di Golden Bay, in Nuova Zelanda, sembrano ci siano poche speranze. Dalla giornata di ieri infatti, ne sono morte già 300, arenate non si sa ancora per quale motivo sulla spiaggia denominata Farewell Spit, nel nord dell’isola meridionale del Paese.
Vista la situazione d’emergenza, l’Agenzia governativa per l’Ambiente ha chiesto una mobilitazione straordinaria che vede impegnati oltre ai volontari, le forze della Protezione civile, il personale veterinario, la guardia costiera e decine di organizzazioni no profit e di assistenza agli animali nell’eroico tentativo di rimettere in mare i giganteschi cetacei. Parte del lavoro è ovviamente quello di spingere al largo quelle che si stanno paurosamente avvicinando alla riva.
Queste tipo di balene globicefale, che vivono e si muovono in branco fino a 100 alla volta, è considerata dalla IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) come una specie a basso rischio d’estinzione. Eppure, non è la prima volta che si verificano episodi simili in nuova Zelanda, anche se non di tale gravità. Nel febbraio 2015, sulla stessa spiaggia arrivarono per errore 200 cetacei, la metà dei quali morì.
La prima azione messa in atto dai soccorritori è stata quella di formare una catena umana per gettare secchi pieni d’acqua e cercare di rimettere in mare gli animali spiaggiati.
P.M.
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