Ancora nessuna novità di rilievo sull’omicidio di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate Sopra, assassinata nel novembre 2010. Le forze del’Ordine non hanno smesso di cercare indizi e come nel passato ancora in questi giorni si sono trovate a decifrare messaggi sospetti. L’ultimo è stato lasciato due giorni fa nella cappella dell’ospedale di Rho (Milano) da qualcuno che sostiene di conoscere la giovanissima vittima. L’uomo dice di essere a conoscenza di elementi utili alle indagini sulla morte di Yara. L’autore della lettera recapitata al cappellano dell’ospedale, don Antonio Citterio, sostiene di frequentare assiduamente una chiesa bergamasca, la chiesa del Galgario, in via del Galgario, proprio a due passi dalla questura.
Ecco le sue parole: «Don Antonio – scrive il misterioso Mario rivolgendosi al cappellano – la pregherei di farmi da tramite con solo una persona autorizzata di Bergamo, altrimenti quello che ho da dire in confidenza me lo porto nella tomba. Queste sono cose delicate e non un gioco da parte mia».
È lo stesso stile di scrittura utilizzato da chi ha lasciato il primo messaggio, sul quaderno delle preghiere nella cappella dell’ospedale di Rho.
Ieri pomeriggio questo individuo è stato fermato e accompagnato in Questura. Sarebbe lui l’autore anche delle telefonate anonime arrivate in questi giorni al quotidiano l’Eco di Bergamo. Dice di chiamarsi ‘Mario’, ma il suo vero nome è Domenico De Simone. Originario della Calabria, ha sessant’anni ed è un ex collaboratore di giustizia. E’ stato intercettato dalla polizia sotto la redazione del quotidiano. Ma prima ‘Mario’ ha rilasciato un’intervista, pubblicata su L’Eco di oggi. Venerdì alla redazione del giornale era giunta un’altra lettera anonima, sempre dello stesso Mario, nella quale chiedeva di non essere definito un mitomane, come del resto lo ritenevano gli inquirenti.
‘Mario’ ha deciso di uscire dall’anonimato dopo essersi “accorto di aver causato un putiferio, di aver scatenato una specie di caccia all’uomo”.
Dice di avere “ascoltato un colloquio tra due persone che parlavano di una palestra e del fatto di non voler essere scoperte. Due donne. Italianissime”.
Una delle due aveva una mano ferita, fonte in una colluttazione, sembrava molto preoccupata e ha detto all’amica:”Devi tornare alla palestra, perché dove è successo il fatto (la colluttazione, ndr) ho perso la collanina che ha anche le iniziali”.
Il colloquio risalirebbe a quattro-cinque giorni dopo il ritrovamento (tre mesi dopo) del corpo della ragazza che la sera del 26 novembre non aveva fatto rientro a casa dopo gli allenamenti.
Come mai ‘Mario’ ha tenuto per sé queste informazioni? “Ho ripensato varie volte a questa storia e con il tempo mi è maturata l’idea. Ho pensato anche di non essere credibile, attendibile”. Ed è possibile che non lo sia davvero. Ora però per lui, che si proclama malato di tumore, c’è il rischio della denuncia per procurato allarme. Per la famiglia di Yara, che non può certo archiviare un dolore così grande, è una nuova illusione: la speranza di vedere assicurato alla giustizia l’individuo che spezzato la vita di una adolescente con tante speranze di poter affermarsi nella ginnastica ritmica essendo già emersa a livello nazionale.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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