In Europa? Le quattro pareti domestiche “uccidono” perché inadeguate a garantire la salubrità degli ambienti. La casa per una quantità smisurata di persone resta il luogo meno sicuro in cui soggiornare e vivere. Anzi sopravvivere. Un fenomeno silente ma che impensierisce l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), che ha dedicato al tema uno studio mirato. Almeno 100 mila – riferisca rassegna.it – le vittime ogni anno, si legge nell’indagine, a seguito di patologie legate all’insalubrità delle pareti domestiche; morti registrate soprattutto fra le fasce più deboli.
L’indagine internazionale, avviata nel 2005, coordinata dal Centro Europeo Ambiente e Salute, a Bonn e realizzata in collaborazione con la sede centrale e gli esperti e le istituzioni europee, ha esaminato i dati sull’esposizione a fattori di rischio e quantifica per la prima volta gli effetti sulla salute.La maggior parte della case europee non è adeguata a un’esistenza sicura: le rilevazioni del 2009 già denunciavano che il 22% delle abitazioni presentava un’esposizione al rumore eccessivo, ma anche umidità (16%) e sovraffollamento (18%). Il 9% non era adeguatamente riscaldato in inverno e il 3% mancava di un gabinetto coperto, bagno o doccia. E la situazione peggiora per le persone con basso reddito. Rumore, umidità, qualità dell’aria, freddo e sicurezza contribuiscono all’ insorgenza di numerose malattie del sistema respiratorio, nervoso e cardiovascolare fino a provocare il cancro. Si muore per le basse temperature interne (12,8 morti ogni 100 mila abitanti all’anno) e per l’esposizione al radon (2-3 morti ogni 100 mila). L’esposizione al fumo passivo provoca 7,3 morti e l’uso di combustibili solidi come fonte di energia domestica, senza un’adeguata ventilazione, 16,7 decessi per 100 mila bambini e 1,1 ogni 100 mila adulti, ogni anno. “La casa dovrebbe essere un luogo sicuro. – ha spiegato Zsuzsanna Jakab, direttore regionale Oms per l’Europa – ma per molti non lo è, specialmente per le persone vulnerabili che trascorrono la maggior parte del loro tempo a casa, come i bambini piccoli, anziani e persone con disabilità. Speriamo – ha aggiunto – che queste nuove prove spingano governi e autorità locali a rivedere le politiche abitative per proteggere la salute degli europei e ridurre le disuguaglianze sociali”.Disuguaglianze che, nonostante l’avvento di notevoli miglioramenti degli insediamenti urbani avvenuti nel secolo scorso, non possono ancora dirsi in via di estinzione. “I rischi tradizionali sono ancora prevalenti in alcune aree – sottolinea nella prefazione del documento Guénaël R. Rodier, direttore della Divisione delle malattie trasmissibili, Salute Sicurezza & Ambiente -. In alcuni paesi europei gli incidenti nelle case mal progettate uccidono più persone di quanto non facciano incidenti stradali e inquinanti indoor. Causano asma da muffe, allergie o malattie respiratorie”. Secondo l’esperto, i risultati purtroppo confermano che la casa “è un problema significativo per la salute pubblica e che i decisori politici devono affrontare il tema come una priorità”. Non solo. I dati consentono di far conoscere “il loro potenziale per la prevenzione primaria di una vasta gamma di malattie e lesioni attraverso il miglioramento delle condizioni abitative”. Ma la sfida non può essere vinta, conclude Rodier, senza sinergia e collaborazione fra tutte le istituzioni: “La realizzazione di un alloggio sano richiede un lavoro multidisciplinare che coinvolga responsabilmente tutti i settori interessati. Non solo la sanità pubblica dunque, ma anche l’ingegneria, la costruzione, l’urbanistica, la pianificazione e la gestione degli edifici, così come l’attenzione all’ambiente e alla sfera sociale”.
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