La Grecia ha votato e con il 61,33 % di ‘No’ su 38, 67 di ‘Si’ riaprira’ le trattative coi creditori europei. Gia’ ad urne appena chiuse (in Italia erano da pochi minuti passate le 18) il no sembra prevalere nel referendum cruciale indetto da Tsipras.
A pochi minuti dalla chiusura dei seggi dove l’affluenza e’ stata superiore al 50% (gli aventi diritto erano poco meno di 10 milioni: 9,8 per l’esattezza), il Financial Times rivelava che alcuni sondaggi davano in vantaggio il ‘No’ su quella che era l’ultima proposta dei creditori, Bce-Ue-Fmi e Esms di altri 15,5 miliardi di aiuti prolungati fino a novembre.
Il risultato uscito dalle urne e’ per l’attuale governo greco un trionfo superiore ad ogni aspettativa. Una bocciatura senza appello della ex troika, che manda onde sismiche in tutta l’Unione Europea e in particolare in direzione di Berlino, dove secondo la cancelliera Angela Merkel «Tsipras sta mandando la Grecia contro un muro». Il premier greco, rafforzato dal nuovo mandato popolare, ora chiede un accordo con i partner internazionali in tempi rapidi, anche «entro 48 ore». «Abbiamo dimostrato che la democrazia non può essere ricattata – ha esultato il leader di Syriza al termine di una giornata considerata già storica da molti greci -. Il “No” non è una rottura con l’Unione Europea. I greci hanno fatto una scelta coraggiosa, che cambierà il dibattito in Europa».
Yanis Varoufakis, l’altro protagonista della battaglia referendaria, ha parlato di «coraggioso No all’austerità. Da domani le ferite dell’Europa e della Grecia iniziano a guarire».
Esultanza a parte, tra l’altro il ‘no’ e’ stato appoggiato soprattutto dagli elettori piu’ giovani (67% appartenenti alla fascia d’eta’ 18-34, 49% 33-55, 37% tra i piu’ maturi), ora ha inizio la vera battaglia per far uscire Atene dal tunnel ed evitare una Grexit. Tanto che in serata Jp Morgan e Barcley hanno fatto sapere che dal loro punto di vista l’uscita della Grecia dall’euro è adesso lo scenario più probabile, con tutto il «caos» che ne deriverebbe.
Il dialogo tra Atene e Bruxelles interrotto da una settimana, con tutta probabilita’ riprendera’ gia’ da lunedi’, quando in programma c’e’ il consiglio direttivo Bce e magari un Eurogruppo in teleconferenza, seguito a distanza di qualche giorno da un Eurosummit. Martedi’ invece ci sara’ la prima uscita pubblica di Jean Claude Juncker dopo il referendum: parlera’ al Parlamento Ue a Strasburgo. Il 10 luglio, invece vanno in scadenza i primi 2 miliardi di titoli di Stato mentre un altro miliardo andra’ in scadenza il 17 luglio. Il 20 e’ il giorno del possibile default, secondo molti analisti. Atene deve rimborsare alla Bce circa 3,4 miliardi che al momento non ha. Per evitare il default dovrebbe quindi tornare subito dopo il referendum al tavolo delle trattative con i creditori e negoziare un terzo piano di aiuti, che al momento pero’ non sara’ facile, sperando non sia impossibile, ottenere.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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