L’Europa boccia i conti correnti offerti dalle banche ai cittadini comunitari e prepara una direttiva che promette di essere rivoluzionaria per i consumatori. La serie di misure toccherà anche l’Italia, Paese che ha sicuramente un gran bisogno di innovazione nel settore.
Avere un conto in banca, da noi è onerosissimo. Fatte le proporzioni tra quote di interessi passivi e attivi non è sbagliato parlare di usura: in media quasi 250 euro all’anno contro i 161 euro della Germania, i 100 euro della Francia, i 40 euro del Regno Unito e i 34 dell’Olanda, secondo un’indagine del 2011. Tenere un conto da noi risulta più costoso che in qualsiasi altro paese comunitario. Le banche italiane in bilancio evidenziano un 60% di entrate basate sui costi dei servizi e un restante 40% sugli impieghi. Di solito gli istituti di credito degli altri paesi europei hanno questa proporzione invertita, infatti i servizi offerti garantiscono il 40% delle entrate perché puntano di più sugli investimenti. Forse non è un caso ma ancora a maggio del 2008 uno studio della Commissione europea segnalava che l’Italia è il paese dove ci sono i più alti livelli di esclusione finanziaria, il 16% della popolazione è del tutto tagliata fuori da servizi bancari, di risparmio e di accesso al credito, oltre il doppio della media dell’Eurozona.
Anche nell’UE però i problemi delle banche non sono da meno, e sebbene meno attive e meno concentrate sullo “sciacallaggio” sociale, rispetto all’Italia, per i clienti non sono pochi gli ostacoli per l’apertura di un conto: 59 milioni di cittadini europei usano infatti solo i contanti mentre a 2 milioni la possibilità è stata negata dagli stessi istituti. La situazione attuale presenta anche problemi di “trasparenza”, cioè relativi alla possibilità per il consumatore di comprendere i costi effettivi degli strumenti utilizzati e la semplicità con la quale questi vengono presentati dagli istituti. Per affrontare tali problemi e migliorare la trasparenza del settore, la Commissione europea ho proposto oggi una direttiva per rendere più facile l’apertura e la comparazione tra conti correnti.
Il testo si basa su due principi fondamentali: ogni cittadino dell’Unione europea deve poter aprire un conto bancario in qualunque paese dell’Ue, e in tutta sicurezza. Il secondo principio alla base della proposta della direttiva è infatti la non responsabilità del consumatore per gli errori commessi dall’istituto di credito nella chiusura di un conto bancario o nella apertura di uno nuovo presso altri istituti. Sono cioè le banche a farsi carico dell’onere di un eventuale disguido. In tema di cambio di conto bancario si fissano termini precisi per l’operazione: massimo 15 giorni per passaggio da una banca all’altra a livello nazionale, massimo 30 giorni per conti bancari tra Stati diversi. Il servizio, in ogni caso tutto ”deve essere fornito a costo zero ”.
Quattro i principi cardine della proposta di direttiva: la redazione di un documento con terminologie standard uguali per tutti, informazioni per il consumatore prima e dopo l’apertura del conto, sito internet per un raffronto di servizi e tariffe offerti a livello nazionale dai vari gestori. Le banche dovranno quindi stilare una lista dei venti servizi di pagamento che coprono almeno l’80% dell’attività, con gli Stati membri che avranno sei mesi di tempo per presentarle alla Commissione europea. La terminologia standard permetterà di avere stesse modalità di accesso in tutta l’Ue. “Oggi solo il 3% dei cittadini europei ha aperto un conto bancario all’estero”, rileva il commissario europeo per il Mercato interno, Michel Barnier. “Dobbiamo rendere possibile l’apertura di questi conti per tutti”. Non solo. Si deve rendere possibile la scelta. “Molte persone vogliono cambiare conto, quindi chiarezza e trasparenza sono importanti per aiutare il consumatore a cambiare”. La proposta di direttiva si rivolge poi ai più giovani, in particolare gli studenti Erasmus che “possono avere bisogno di conti bancari temporanei all’estero”, ricorda Barnier.
F.B.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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