È proprio vero che il destino a volte dà e a volte toglie. Si potrebbe sintetizzare così quanto accaduto all’Olimpico nell’anticipo dell’ultimo turno infrasettimanale della serie A che ha visto i giallorossi cedere le armi per 0-1 di fronte ad un cinico Chievo, capace di trovare il gol vittoria al 90’ nell’unica sortita verso la porta di Lobont raggiungendo così la salvezza matematica (anche se sarebbe bastato un solo punticino) e tornando al successo esterno contro la Roma dopo dieci anni (anche in quell’occasione finì 0-1 con rete di Cossato).
Una sconfitta che complica maledettamente i piani europei della squadra di Andreazzoli che ora vede come un miraggio il terzo posto mentre si riapre la bagarre per l’accesso diretto all’Europa League, il tutto dopo soli tre giorni dalla sofferta ma preziosissima vittoria di Firenze. Anche lì, vicenda decisa a pochi istanti dal fischio finale. Una Roma molto offensiva, quella disegnata dal tecnico di Massa, con Osvaldo a far coppia con Destro, ma confusa e poco incisiva. Comunque volenterosa, soprattutto nella ripresa, va detto. Nulla a che spartire con il pomeriggio indolente vissuto con il Pescara, come ha avuto modo di ribadire lo stesso Andreazzoli nelle interviste di rito del dopopartita.
Stavolta, la prestazione, pur non scintillante, c’è stata ad onta di un primo tempo in cui l’atteggiamento guardingo del Chievo, capace di ostruire molto bene gli spazi e di inaridire le fonti della manovra giallorossa giocando con tutti i suoi dieci effettivi ben dietro la linea del pallone, aveva concesso solo le briciole. Una parata di Puggioni su Osvaldo l’unica emozione dei primi 45’. Poi, nel secondo tempo, il cambio di marcia ma senza la lucidità necessaria per creare un numero consistente di palle-gol. Alla fine, si conteranno due soli interventi di Puggioni, entrambi su Destro (non pervenuto nel primo tempo), di cui uno tanto spettacolare quanto complicato (quello sull’incornata dell’ex Siena da corner) e uno più semplice ma dopo che il giovane talento giallorosso si era procurato il pertugio giusto con un’iniziativa personale da applausi. Roma molto generosa ma caotica e anche un po’ sfortunata sulla deviazione che manda un bolide di Totti a baciare la traversa con l’estremo clivense battuto. All’ultimo minuto, poi, la doccia gelata con Dramè bravo a chiudere una ripartenza velocissima degli ospiti trovando in area l’accorrente e indisturbato Thèrèau che fulminava al volo Lobont da due passi. Una sconfitta che lascia molta amarezza e che, di fatto, vanifica la prodezza in terra toscana. Inutile dire che si è trattato di una di quelle partite in cui, se proprio non riesce a buttarla dentro, quantomeno non prendere reti sarebbe doveroso, a maggior ragione vista l’assenza tra le file gialloblu, di Pellissier e Paloschi. Cioè tanta roba. Il che non suona esattamente come un elogio per la tenuta del pacchetto difensivo romanista.
Una battuta d’arresto che, a sole due giornate dal termine, non prelude a nulla di buono anche perché il prossimo ostacolo si chiama Milan, da affrontare a S.Siro, dove pure la Roma ha una tradizione recente di tutto rispetto. Ma questa è una Roma stanca, forse in debito d’ossigeno dopo la folle rincorsa seguita ai disastri zemaniani. Non che i rossoneri stiano molto meglio, avendo disputato anch’essi un girone di ritorno con il piede fisso sull’acceleratore. Altra analogia che lega il tecnico romanista con colui che molti vedono come il suo successore. Anche se Baldini ha voluto seccamente respingere ogni ipotesi di avvicendamento. Vedremo soprattutto cosa deciderà Berlusconi. Non c’era bisogno di vedere, invece, perché bastava non essere affetti da sordità per provare un senso di profonda desolazione al cospetto dei rumorosi fischi che hanno “salutato” il minuto di silenzio in memoria di Giulio Andreotti. Personaggio controverso finchè si vuole, ma uomo che ha dato molto al Paese. Anche allo sport. Oltre ad esser stato uno dei più noti sostenitori della causa giallorossa. E, al di là di tutto, un uomo che non c’è più. Uomo d’altri tempi, quantomeno per lo stile. Questo sconosciuto. D.P.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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