Erano in tutto sei, minacciavano e picchiavano chi non consegnava loro soldi, non meno di cento euro e fino a trecento alla volta, ma anche telefonini, oggetti d’oro. Ma persino profumi, scarpe, giubbini, cinture e altri oggetti griffati o comunque di valore.
Sei i “bulli” – un maggiorenne italiano e 5 minorenni figli di stranieri – ai quali fin dalle prime luci dell’alba i carabinieri della Stazione di piazza Bologna, a Roma, hanno notificato altrettanti provvedimenti cautelari. Definiti “spietati” e “violenti”, hanno terrorizzato per anni i rampolli della Roma bene loro coetanei.
Le vittime di questi teppisti si comportavano come servi: eseguivano qualsiasi loro ordine, dall’accompagnarli dove e quando volevano, comprare e bere a seconda dei loro desideri, fino a procurarsi quello che veniva richiesto anche in modo illecito. Un ragazzino, proprio perché sotto minaccia, si è visto costretto a rubare due braccialetti dalla cassaforte che i genitori tenevano in casa e a consegnarli loro.
I bulli umiliavano le loro vittime assoggettandole a subire altre violenze fisiche e psicologiche, ingiurie, soprusi e vessazioni di ogni tipo nel timore di dover subire ancora più gravi conseguenze. In più occasioni sono stati realizzati i video dei pestaggi e le vittime costrette ad affermare in video che non valevano nulla.
Quello che è venuto alla luce oggi, purtroppo è solo “la punta dell’iceberg di un fenomeno allarmante e diffuso”, denuncia Giorgio Ciardi, delegato del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, alla sicurezza. È espressione, anche se in piccolo, di “atteggiamenti plagiati direttamente dal mondo della malavita e dalla incultura della criminalità adulta”. Atteggiamenti che esercitano un condizionamento ed una pressione talmente insopportabili da aver determinato negli ultimi anni una serie di gesti estremi, fino al suicidio, di alcuni dei vessati, trovando la maggior parte delle volte genitori, scuola e istituzioni del tutto inconsapevoli di cosa le vittime stessero subendo.
“È evidente – dice Giorgio Ciardi – che bisogna creare un contesto che dia garanzia a tutti i ragazzi vittime del bullismo che si può e si deve denunciare i propri aguzzini, che per questi non esiste impunità. Ma questo può avvenire solo se i ragazzi possono contare davvero su una rete virtuosa costruita dagli adulti e dalle istituzioni a loro protezione e supporto”.
A.B.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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