Semaforo rosso per alimenti italiani. Salvini: “Boiata pazzesca”

Alt! Il semaforo rosso non fa passare il pecorino romano, il prosciutto crudo e il gorgonzola. Il  verde è invece per la Coca zero e la Redbull. “Mi permetta di dire che mi sembra una boiata pazzesca“, sentenzia Matteo Salvini alludendo al fatto che la questione del Mes non sarebbe l’unica questione su cui il governo avrebbe agito in segretezza. “Quella sullo salva-Stati non è l’unica trattativa nascosta, per esempio nessuno parla del Nutri-Score. Un bollino sugli alimenti con semaforo verde, giallo o rosso per indicare quelli che fanno bene o male”.

Dal salotto serale di Bruno Vespa, dopo avere affrontato ancora una volta le polemiche sul Mes e il botta e risposta col presidente Giuseppe Conte, con reciproche accuse di falso, Matteo Salvini lancia strali sull’etichetta ‘semaforo’ per alimenti cui anche l’Italia dovrebbe adeguarsi entro la fine dell’anno: “Nessuno parla del Nutri-Score. Un bollino sugli alimenti con semaforo verde, giallo o rosso per indicare quelli che fanno bene o male”. E cita alcuni esempi di alcune specialità bocciate di cui l’Italia è fiera – il gorgonzola di Novara, il prosciutto San Daniele e il pecorino romano – a fronte di una promozione a pieni voti della bibita analcolica Zero, il miglior prodotto della Coca Cola Company, alternativa all’originale ma senza zuccheri, e della Redbull la bevanda energetica austriaca, con taurina sintetica tra i componenti,  la cui fortuna nasce dalla guarigione ‘miracolosa’ del jet lag di un uomo molto ricco.

In tema alimentare Salvini ha anche chiamato in causa il prossimo bilancio pluriennale dell’Unione europea: “Il bilancio europeo va approvato all’unanimità. In quel bilancio ci sono 5 miliardi di euro per la Turchia e 3 miliardi di euro in meno per l’agricoltura italiana. Spero che governo dica no”.

Le etichette nutrizionali

Servono per aumentare la consapevolezza dei consumatori sulle caratteristiche del cibo che stanno per comprare. Come funzionano? L’etichetta fornisce un punteggio nutrizionale grazie ad una sorta di semaforo composto da cinque spazi con lettere e colori (A verde, B verde chiaro, C giallo, D arancione, E rosso).

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Tale etichetta divide i prodotti in cinque categorie, attribuendo un punteggio in base alla quantità di nutrienti contenuti in 100 grammi di prodotto, distinguendo tra componenti buoni e negativi: quelli buoni sono frutta, verdura, noci, fibre e proteine, mentre quelli negativi sono grassi saturi, zucchero, sodio e calorie.

Le etichette nutrizionali sui prodotti alimentati sono uno degli argomenti più dibattuti a livello europeo. Se ne discute dal 2014, quando il Regno Unito adottò un’etichetta a semaforo, per poi passare al keyhole di colore verde utilizzato nel nord Europa, fino al NutriScore, raccomandato in Francia dal 2017 e che dovrebbe trovare spazio anche in Spagna, oltre che in Svizzera e Belgio. Nel corso degli anni molte grandi aziende, tra le quali anche la CocaCola, hanno cercato di proporre ipotesi di etichette alternative, senza trovare però risultati soddisfacenti. La Nestlé è pronta a lanciare sul mercato a partire dai primi mesi del prossimo anno, 5000 prodotti semaforizzati in cinque Paesi. La decisione ha scatenato le prime polemiche in Italia, con Coldiretti e Codacons che hanno ‘bollato’ come ”ingannevole e sbagliata’ questa etichetta.

Al semaforo l’Italia risponde con la batteria

Il governo italiano presenterà all’Ue un modello di etichette nutrizionali a batteria come controproposta all’etichetta a semaforo (Nutre-Score) ormai diffusa in mezza Europa. Lo ha annunciato Federalimentare che, insieme a Coldiretti e a un folto gruppo di Ministeri e di politici da anni porta avanti una lotta contro questo tipo di etichetta, ritenuta da esperti, nutrizionisti e organizzazioni internazionali la migliore per i consumatori e adottata in Belgio, Spagna, Svizzera e Germania proprio per la semplicità di comprensione.

La proposta italiana prevede l’indicazione dei valori relativi a una singola porzione, indicando la percentuale di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale rispetto alla quantità giornaliera raccomandata. Il modello a batteria riporta poi nella parte inferiore la percentuale di energia o nutrienti. La prima criticità del sistema è che i valori sono riferiti a una porzione decisa dal produttore e questo può influire molto sul risultato finale. Per le merendine varia da 40 a 29 grammi per le bibite da 150 a 330 ml e anche per i biscotti è del tutto arbitraria. La seconda criticità riguarda la grafica. La batteria contiene 14 riferimenti numerici concentrati in pochi centimetri e ha una sola tonalità di colore, l’azzurro. La batteria – precisa Federalimentare è il frutto di un lavoro durato due anni che ha visto la partecipazione di quattro ministeri (Salute, Esteri, Agricoltura e Sviluppo economico) e ha avuto la supervisione dell’Istituto Superiore di Sanità, del Consiglio superiore dell’Agricoltura e del Crea.

C’è un elemento in questa vicenda che solleva qualche perplessità ed è l’annuncio in anteprima dato di Federalimentare dei risultati di uno studio condotto dall’Università Luiss sui due modelli di etichette nutrizionali. Secondo la ricerca le famiglie italiane “si trovano indiscutibilmente meglio” con il modello a batteria. La notizia desta qualche perplessità, perché basta osservare le due etichette per rendersi conto di quanto sia complicato decodificare la batteria rispetto al semaforo. Comunque presto saranno a disposizione anche i risultati di una ricerca analoga a quella condotta dalla Luiss per valutare il livello di comprensione e di gradimento dei vari modelli di etichetta a batteria, a semaforo e altre. Lo studio ancora in corso è firmato da un organismo indipendente e siamo curiosi di confrontare le scelte di questo gruppo di italiani con quello scelto da Federalimentare.

 

 

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