Secondo il procuratore McGinty la legge dell’Ohio prevede l’esecuzione capitale per “i criminali più depravati, che commettono omicidio aggravato nel corso di un rapimento”. In questo caso, per il procuratore, si potrebbero considerare omicidi gli aborti violenti a cui Ariel Castro ha forzato una delle tre vittime.
Al momento Castro è formalmente incriminato per i reati di rapimento e stupro, con la cauzione fissata a 8 milioni di dollari (due milioni per ciascuna delle vittime: le tre donne e la bambina nata durante la prigionia). Secondo gli esperti legali è chiara l’ intenzione della Corte di dare una punizione esemplare al protagonista del caso che sta sconvolgendo l’America. “Il dramma su cui stiamo indagando è di una crudeltà tale che è perfino difficile capire o spiegare com’è potuto accadere” dichiara McGinty che, rivolgendosi alla stampa, chiede di tutelare queste donne: “hanno un disperato bisogno di tempo e di spazio per potersi riprendere”.
Intanto la polizia ha scarcerato Pedro e Onil Castro, i due fratelli di Ariel. I due, che non erano stati incriminati, si trovano adesso in una località sconosciuta ai media, ha riferito l’ Huffington Post. Erano stati arrestati lunedì scorso insieme all’ex autista di scuolabus, ma la polizia di Cleveland aveva successivamente spiegato di non aver trovato alcun elemento per concludere che i due siano coinvolti o sapessero alcunché delle donne tenute prigioniere dal fratello Ariel.
Nel frattempo, dal racconto delle ragazze filtrano altri particolari allucinanti della loro prigionia durata 10 anni. Un cugino di Gina DeJesus, che ha raccolto ieri le confidenze della ragazza, rivela al New York Times che Castro si era segnato le date di ciascun sequestro sul calendario. E ogni anno festeggiava queste tragiche ricorrenze con una torta, quasi a celebrare quelli che per lui erano i compleanni della nuova vita delle sue schiave, fatta di segregazione, stupri e violenze inumane, fisiche e psichiche.
F.B.