Clamoroso al “Cibali” si diceva per il calcio, molto di più si dovrà dire a proposito di uno dei risultati più sorprendenti nella storia del mitico torneo inglese, ma, forse, tra i più inattesi nell’intera storia dello sport moderno. Nadal è fuori! Già al primo turno e per la prima volta nella sua carriera in uno Slam (nelle 34 precedenti occasioni aveva sempre superato l’ostacolo). Lo spagnolo perde così anche il singolare record di esser l’unico numero 1 della storia del tennis a non aver mai subito l’onta di un’eliminazione così prematura. E vede svanire anche il sogno di arrivare a quota 3 doppiette Parigi-Londra nello stesso anno come già riuscito a Bjorn Borg. E tutto questo per mano di chi? Steve Darcis, belga, n. 135 del ranking con un passato piuttosto grigio e mai oltre il n. 44, suo best ranking raggiunto nell’ormai lontano 2008, due soli tornei vinti in carriera e la miseria di sette vittorie in dieci anni di tennis professionistico tra i quattro Slam e che quest’anno, trascorso prevalentemente tra i Challenger (va detto), aveva vinto la miseria di tre partite in tornei ATP . Un giocatore di terza fascia, sostanzialmente. Che ha del talento (la sua maggior pecca è sempre stata la solidità nervosa, non il braccio) e che ha offerto una prestazione ai limiti della perfezione, come accadde a Lukas Rosol lo scorso anno. Con la differenza, però, che il ceco, oltre ad avere una classifica all’epoca migliore di quella del belga (numero 100 a fronte del 135), è in possesso di una potenza non indifferente e, nelle (rare) giornate di vena, può creare fastidi anche a giocatori di prima fascia, il buon Darcis non può contare neanche su una palla particolarmente pesante. E neppure sul fisico del bombardiere ceco. Cosa può aver determinato allora questo surreale 7-6 7-6 6-4 in due ore e 55 minuti di gioco? Sicuramente il riacutizzarsi del dolore al ginocchio di Nadal ha avuto un ruolo anche se il diretto interessato ha elegantemente (ma secondo alcuni anche no, avendo scorto un’espressione stizzita nella maschera dell’iberico all’incalzare delle domande sull’argomento) glissato con un: “Non voglio parlare del mio ginocchio, tutto quello che direi sarebbe preso come una scusa, non vedo connessioni con la sconfitta dell’anno scorso con Rosol. Prima di Wimbledon ho giocato molto più di quanto sperassi dopo l’infortunio, riproverò a giocare sull’erba nei prossimi due anni (perché due? Ndr). Stavolta sapevo che sarebbe stata più dura che mai e così è stato. E ripeterei il mio programma (ossia, saltando i tornei di preparazione per Wimbledon). La stagione è stata fantastica, molto meglio di quanto avessi osato sperare cinque mesi fa. E stavolta non mi fermerò altri sette mesi. Questo è sicuro”. Sì, potrebbe essersi trattato solo di un brutto incidente di percorso, ma resta il fatto che un altro eventuale stop forzato dal noto ginocchio farebbe scattare un grande campanello d’allarme nell’entourage dello spagnolo. Oltre ad addensare pericolose nubi nella mente dell’ex numero 1. E quell’allusione ai “prossimi due anni” non lascia tranquilli i suoi molti tifosi.
Quanto alla truppa italiana, il contingente si è visto drasticamente ridotto dalle sconfitte di Errani, Fognini, Lorenzi. Per quest’ultimo, battuto in tre set dal francese De Schepper, poche recriminazioni. Fabio, invece, alle prese con una fastidiosa emicrania, ha sciupato innumerevoli occasioni nel già complicato match con Melzer che ha avuto ragione del ligure in quattro set. La delusione maggiore, inutile negarlo, l’ha regalata, però, Sarita Errani, battuta seccamente per 6-3 6-2 dalla giovane (19 anni) portoricana Monica Puig, n. 65 Wta, ma in grande ascesa e in possesso di un repertorio certamente più adatto della romagnola al fondo erboso. Confermato, quindi, lo scarso feeling da sempre nutrito da Sara verso i prati dove le diverse esigenze di mobilità (è costretta a fare sempre piccoli passi di aggiustamento e non può ricorrere alle ampie falcate come sulla terra) mettono impietosamente a nudo l’altro grande limite dell’attuale n. 5 del mondo: non ha colpo del k.o. e finisce con il subire troppo l’aggressività altrui senza poter rimediare con le grandi rincorse come sul mattone macinato. Bene, invece, la Knapp, la giovane promessa Camila Giorgi (sempre a suo agio sull’erba come dimostrato dallo splendido ottavo di finale raggiunto qui l’anno scorso) e, finalmente, Flavia Pennetta, autrice di una prestazione autorevole contro la beniamina di casa, la Baltacha, superata con un netto 6-4 6-1. La brindisina, però, ha confessato che, se non dovesse recuperare un livello soddisfacente entro la fine dell’anno (attualmente è scesa al n. 166 Wta) potrebbe considerare seriamente l’ipotesi di un ritiro. Bene anche Roberta Vinci, la più erbivora dell’intero lotto azzurro, facile vincitrice per 6-2 6-1 su Chanelle Scheepers.
Tra i protagonisti attesi, martedì comoda vittoria in tre set di Djokovic su Florian Mayer, mentre ieri esordio sul velluto per l’idolo della “Murray Mount” che ha travolto Benjamin Becker, così come per il campione in carica, Roger Federer, che ha onorato al meglio l’apertura del programma sul centrale annichilendo il romeno Hanescu. Entrambi erano dalla stessa parte di tabellone di Nadal. Ora, una riedizione della finale tra i due, anticipata a livello di semi, dovrebbe essere ben più di un’eventualità.
D.P.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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