Oggi, 19 marzo, la scuola materna Bartolomei di Roma, non celebrerà la Festa del papà. Tale ricorrenza, infatti, verrà disattesa perché su consiglio (di gran lunga discutibile) di una psicologa del Comune, i dirigenti della scuola l’hanno cancellato dal calendario (altra scelta altrettanto discutibile). Una dolce ed affettuosa opportunità tra padri e figli che si rinnova da tantissimi lustri e che ora rischia di aprire un dibattito non certo tranquillo sulle coppie di fatto. Un appuntamento con la tradizione che le maestre di questa scuola hanno deciso autonomamente di non far vivere a trenta dei loro bambini e che ha comportato non poche critiche. A questo punto c’è da chiedersi : è giusto porre fine ad un’esperienza che genera piacevoli ricordi per tutti i bambini e soprattutto per quelli più piccoli, compreso il bambino di tre anni che ha “due mamme” nel suo presente e nel suo futuro? È stato giusto privarlo di un suo diritto naturale socialmente accettato? Non è che, così facendo, le maestre invece di esprimere vicinanza e solidarietà al piccolo, hanno al contrario aperto un vuoto importante nel suo mondo di affetti e scadenze con la vita? Non era forse meglio far partecipare la coppia di fatto con il loro bambino facendo vivere allo stesso modo ciò che tutti i giorni vive normalmente con le due mamme? Il punto è che si è preferito eludere il problema nascondendolo all’interessato. Possiamo in questo caso parlare di comportamento sereno e costruttivo? Noi riteniamo di no. Si è scelta la strada della fuga e non del confronto. Un confronto, e questa forse era l’unica avvertenza da rispettare, basato su un profilo soft e tranquillo. Avrebbe aiutato il bambino, non avrebbe umiliato le due mamme e non avrebbe favorito la scelta inopportuna e imbarazzante di un corpo docente costretto a scegliere e decidere per ben 30 bambini e le loro famiglie. Costringere in altre parole gli insegnanti a scegliere cosa festeggiare e cosa invece eliminare dai ricordi di una creatura di soli 3 anni. Il motivo? Credere di fare il bene e tutelare un bambino che ha “due mamme”, quella naturale e la sua compagna. Ma negare la possibilità di celebrare un diritto a tutti gli altri bimbi, non è stata forse una scelta sbagliata?
Tutto ha avuto inizio un mese fa con un incontro tra i genitori e le maestre della scuola, le quali avevano proposto di abolire entrambe le feste, quella del Papà e quella della Mamma, sostituendole con una più generica, che inglobasse le due ricorrenze, chiamandola semplicemente “festa della Primavera” o “festa della Famiglia”. È opportuno e più che mai obbligatorio domandarsi se il giusto sia davvero difendere una realtà di coppia, oramai ampiamente diffusa ed accettata socialmente, nascondendo un principio ed una genesi naturale. Negare la realtà e cioè che ogni bambino nasce comunque dall’unione di una mamma e di un papà, di un uomo ed una donna, alla lunga può rivelarsi un esercizio pericoloso capace di introdurre un inaccettabile e ridicolo principio negazionista.
F.C.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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