Usa, il Senato respinge la stretta sulle armi

“Una giornata vergognosa per Washington”. Sono queste le parole che il presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama ha scelto per esprimere tutto il disappunto in merito alla bocciatura del divieto di vendita di armi di assalto e di maggiori controlli su chi li acquista.

“Una giornata vergognosa per Washington”. Sono queste le parole che il presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama ha scelto per esprimere tutto il disappunto in merito alla bocciatura del divieto di vendita di armi di assalto e di maggiori controlli su chi li acquista.
Il peso del dopo Boston si fa sentire nelle dichiarazioni rilasciate nel Giardino delle Rose della Casa Bianca davanti ai genitori delle vittime di Newtown. L’affondamento del decreto voluto dai Democratici coglie impreparata una larga parte della società civile che ci aveva sperato.
Il voto contrario del Senato americano ha bocciato il divieto della vendita di armi d’assalto muniti di caricatori ad alta capacità (fino a 30 proiettili) e ha respinto anche l’intesa per controlli più severi sui precedenti penali di chi acquista un’arma. Due votazioni che hanno svuotato la riforma voluta da Barack Obama, costruita su un’intesa bipartisan, per impedire il ripetersi di stragi come quella avvenuta il 14 dicembre 2012 nella scuola elementare del Connecticut, dove un folle armato fino ai denti uccise 20 bambini e 6 adulti.
Il presidente era insieme ai genitori delle vittime di Newton quando, teso in volto, ha commentato la decisione del Senato: “Oggi è una giornata vergognosa per Washington. Ma non finisce qui. La mia amministrazione farà di tutto per proteggere la nostra comunità dalla violenza delle armi”.
“Una minoranza del Senato – ha detto Obama – distorcendo le regole, è riuscita a bloccare un accordo di compromesso di senso comune sull’estensione dei controlli, condivisa dal 90% degli americani”. Il presidente ha apertamente accusato la lobby delle armi, la National Riffle Association, per aver “mentito ostinatamente” sul tema della regolarizzazione. Quindi, inorridito dalle critiche ricevute per aver agevolato la partecipazione dei parenti delle vittime, ha reagito furioso: “Mi hanno detto di aver fatto sensazionalismo, di aver sfruttato il loro dolore per motivi politici. Ma c’è qualcuno che pensa sul serio che il loro tormento dovesse rimanere fuori dal dibattito, che non avessero il diritto di parlare?”. Infine, ha nuovamente rilanciato la sfida: “Il giorno dopo Newtown assieme a tutto il Paese prendemmo l’impegno che nulla poteva rimanere così com’era. E quelle parole, quella sfida alla lobby, valgono ancora”.

E.S.

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