Le statistiche sulle separazioni consensuali, anche quelle con affidamento congiunto dei minori, se ci sono davvero potrebbero parlarci dei milioni di casi nei quali se i genitori non vanno più d’accordo sono i figli a pagare le loro colpe, ad essere ostaggio delle ripicche dell’adulto che vuole fare dispetto all’ex coniuge non più degno. Diciamo pure che la casistica è ampiamente in grado di narrarci episodi al limite del ridicolo come illustrarci anche mostruosità fatte esclusivamente per l’egoismo di pare o madre, ma mai a vantaggio del figlio.
Poniamo come esempio il caso di due ex che abbiano adottato uno stile di vita totalmente differente anche nella dieta alimentare: lei vegetariana, lui carnivoro. Come la mettiamo con i figli che devono obbligatoriamente trascorrere un fine settimana con l’una e il successivo con l’altro? Saranno costretti a fare la dieta dissociata, nel senso che una volta mangeranno solo verdure per due giorni, e la settimana seguente solo carne?
E’ successo a Bergamo, dove una (fu) coppia, ormai divorziata, ha deciso di rivolgersi al Tribunale ritenendolo l’assise giusta per dirimere i problemi derivanti dall’obbligo per il proprio figlio 12enne, di mangiare riso bollito e verdure durante il soggiorno in casa della mamma, vegetariana dal 2006, carne e panini di Mc Donald’s se invece a casa del papà. Quando il padre è venuto a conoscenza della dieta rigorosamente spartana imposta al figlio dalla sua ex consorte, ritenendola un rischio per la salute del giovanissimo ha tentato di risolvere la cosa inizialmente rimpinzando il pargolo di carne, latticini e dolci nel weekend. Questo, almeno, è quello che sostiene l’ex moglie, lamentando il fatto che il 12enne, dopo ogni weekend passato con il padre, tornava a casa con il mal di pancia. Esasperato dalle liti e dal fatto che la donna avesse scelto per il figlio una dieta vegana anche a scuola, senza consultarlo, l’ex marito alla fine si è rivolto al Tribunale, per chiedere al giudice di assumere, «in mancanza di accordo fra i genitori, gli opportuni provvedimenti con riguardo al regime alimentare del minore». E il giudice ha stabilito che la madre debba mettere in tavola la carne almeno una volta durante la settimana, mentre il padre non deve proporla al figlio per più di due volte, nel weekend. Una scelta saggia, quella del giudice di Bergamo, che invita i genitori a maggior tolleranza e apertura. Come quella di mostrare, a fronte degli investimenti economici in prodotti bio e di cotture a vapore con l’aggiunta solo di condimenti vegetali, accondiscendenza quando il proprio figlio mastica chewing-gum o caramelle che il papà o un nonno gli ha messo in tasca.
Mai arrivare alla storia narrata nel film Hungry hearts (2014), diretto da Saverio Costanzo e tratto dal libro Il bambino indaco, dove una giovane mamma, convinta che il suo sarà un bambino speciale come le ha profetizzato una chiromante, per proteggerlo dall’inquinato mondo esterno e preservarne la purezza lo alimenta con primitivi cibi vegetali e piante da lei stessa coltivate in terrazzo. Fino a quando il compagno accortosi che l’ossessione nutrizionistica della donna danneggia la salute del bambino che non cresce per la denutrizione ed è in pericolo di vita, cerca di alimentare il figlio di nascosto e, alla fine, decide di portarlo via con sé e di affidarlo a sua madre.
La vita è una, una sola e vale la pena di imparare l’arte del vivere. Ma anche del far vivere: il coniuge, anche se ex, e i figli. Sempre, possibilmente, in buona salute.
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