Era una decisione attesa da più parti ed è arrivata: il consiglio direttivo della Banca centrale europea, nella riunione tenuta questa mattina a Bratislava, ha deciso di tagliare il tasso di rifinanziamento dell’Eurozona di un quarto di punto, al nuovo minimo storico dello 0,5%.
L’ultima volta che la Bce tagliò il costo del denaro era luglio 2012, ma il perdurare della crisi economica e un’inflazione sotto controllo, hanno costretto la banca europea a intervenire una seconda volta. Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale della Bce scende di mezzo punto all’1%, mentre il tasso sui depositi, già a quota zero, resta invariato.
Il governatore Mario Draghi ha spiegato in conferenza stampa che la Bce ha adottato “diverse misure per fornire liquidità e rilanciare il credito al settore privato”. Per l’Italia la previsione resta quella indicata già da tempo, la “graduale ripresa” avverrà solo nella seconda parte del 2013, anche se “sono ancora prevalenti i rischi di un peggioramento”.
È comunque l’occupazione a preoccupare maggiormente l’Eurozona. Lo stesso Mario Draghi ha riconosciuto che le condizioni del mercato del lavoro “restano deboli”. In tema di credito, è stata poi avviata una fase di consultazioni con altre istituzioni per sostenere il mercato dei titoli garantiti da prestiti emessi dalle banche, in “un’operazione tesa a facilitare i prestiti a famiglie e imprese”.
Da Bratislava è arrivata la conferma che la politica monetaria della Banca centrale europea “resterà accomodante per tutto il tempo che sarà necessario” e che l’Eurotower “monitorerà molto da vicino” le informazioni economiche e monetarie. Quanto all’inflazione, le aspettative sono per un tasso di crescita dei prezzi “sotto ma vicino al 2% nel medio termine”.
Ai governanti europei è andato l’invito a “non allentare gli sforzi per ridurre i deficit”, mentre dovrebbero “continuare a promuovere riforme strutturali” per il rilancio economico. In particolar modo per l’Italia, la priorità resta “la riduzione ampia e prolungata del debito pubblico”, perché “con un rapporto debito/Pil vicino al 130% e un piano di ammortamento del debito particolarmente pesante”, il Paese “rimane esposto ai cambiamenti improvvisi dell’umore dei mercati finanziari”.Nel suo rapporto sull’economia italiana, l’Ocse rivede di nuovo al ribasso le stime sul Pil per il 2013, prevedendo una contrazione dell’1,5%, contro il -1% previsto nell’outlook del novembre scorso. Se il rapporto debito/Pil italiano dovesse oscillare oltre il 3% sarà necessaria una nuova manovra per riassestare i conti. Il neo Ministro Italiano Saccomanni ha dichiarato:”Proseguiamo con fermezza sulla strada delle riforme strutturali, che sono già state iniziate. Le riforme che approveremo avranno un effetto di sostegno alla crescita, ce la metteremo tutta”.
E.S.