Il Tar annulla il dispositivo del redditometro

Accogliendo il ricorso di un pensionato di Pozzuoli, il Tribunale amministrativo regionale campano riconosce che con il redditometro il cittadino verrebbe privato “del diritto ad avere una vita privata”

Accogliendo il ricorso di un pensionato di Pozzuoli, il Tribunale amministrativo regionale campano riconosce che con il redditometro il cittadino verrebbe privato “del diritto ad avere una vita privata” e di essere “quindi libero nelle proprie determinazioni senza dover essere sottoposto all’invadenza del potere esecutivo e senza dover dare spiegazioni dell’utilizzo della propria autonomia e senza dover subire intrusioni anche su aspetti delicatissimi della vita privata”.

redditometro

Con una sentenza che rischia di avere non pochi strascichi legali e sociali il Tar di Napoli ha dunque  accolto il ricorso presentato dall’avvocato Roberto Buonanno per conto del suo assistito, un pensionato residente nella cittadina flegrea, che lamentava il fatto che attraverso il monitoraggio delle spese si possono conoscere anche gli aspetti più privati della vita del singolo cittadino, includendo anche le spese per cure mediche.

Il redditometro, scrive il giudice Lepre nel dispositivo ” non fa alcuna differenziazione tra ‘ cluster’ di ‘ contribuenti” bensì ” del tutto autonomamente opera una differenziazione di tipologie familiari suddivise per cinque aree geografiche”. Il redditometro finisce anche per accomunare ” situazione territoriali differenti in quanto altro è la grande metropoli altro è il piccolo centro e altro ancora è vivere in questo o quel quartiere”. Lepre osserva che all’ interno ” della medesima Regione e, anzi, della medesima Provincia vi sono fortissime oscillazioni del costo concreto della vita, così come altrettanto forti oscillazioni vi possono essere all’ interno di un’ area metropolitana”. Così i ” contribuenti delle zone più
disagiate perderanno anche, per così dire, il vantaggio di poter usufruire di un costo della vita inferiore in quanto gli sarà imputato in ogni caso il valore medio Istat delle spese”.

Queste ragioni sono fondate per il giudice del Tar di Napoli tanto da mettere all’indice il redditometro con una sentenza che va a costituire un precedente giurisprudenziale destinato a far discutere.
Il giudice ha anche ordinato la cancellazione dei dati acquisiti, fa sapere l’avvocato Buonanno: ” La visibilità totale delle attività e dei comportamenti di tutti i cittadini  non è il simbolo di una società aperta e liberale”, mentre, osserva il legale, ” l’ azione della pubblica amministrazione deve essere proporzionata ai fini dell’ interesse pubblico che essa persegue”. E con estrema soddisfazione il difensore del pensionato sottolinea: “la politica e la burocrazia ci aveva messo un cappio al collo con il redditometro ma il TAR ieri lo ha cancellato spiegando che ogni uomo deve essere libero di spendere i suoi soldi come meglio crede.
A.B.

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