La battaglia cruciale si gioca sul Quirinale

Tutte le più importanti guerre dell’umanità hanno avuto sempre la loro battaglia cruciale. E tutte le battaglie decisive hanno avuto un colle, una collina, una quota, conquistata o persa la quale, i contendenti potevano finalmente dire di aver vinto o perso il conflitto. Fu cosi a Waterloo, ad Hastings a Gettysburg, a Montecassino  e a quota Monastir in Grecia per noi durante la seconda guerra mondiale. Ora per il conflitto inestricabile della politica italiana l’obietttivo finale che potrà garantire la governabilità o la scelta di nuove elezioni passa per il Quirinale, un colle “fatale” direbbe Mussolini, per la conquista del quale, nelle prossime ore, si decideranno i destini non solo del prossimo presidente della Repubblica ma anche quelli del futuro presidente del Consiglio.

Per la conquista del Colle Berlusconi è pronto a giocarsi tutto e, scottato dall’elezione di Grasso e della Boldrini ai vertici di Senato e Camera, minaccia addirittura il ricorso alla piazza. Bersani, da parte sua, sa che un nuovo blitz radicalizzerebbe ancor più le posizioni facendo naufragare qualsiasi pur minima possibilità di futuro per questa legislatura nata decisamente prematura. È evidente dunque che si dovrà trattare: a fatica e con difficoltà, ma si dovrà trattare. Al confronto non c’è alternativa anche se Bersani, ammorbidito dalla cauta apertura della Lega di Maroni, ha già fatto sapere che di uomini al Quirinale si potrà parlare a patto che  “a decidere non sia comunque Berlusconi”. Un primo timido passo, al quale il presidente Napolitano guarda con fiducia, è stato fatto: ora si tratta di vedere come il quadro potrà evolvere a seconda dei veti e dei paletti che i contendenti intenderanno cementare sulla intricata strada di questo scontroso dialogo post-elettorale.