Un intero paese sotto shock. Molti piangono, ma più che la disperazione è l’incredulità il sentimento che domina tra i brasiliani dal 29′ del primo tempo della semifinale Germania-Brasile. Solo 29 i minuti trascorsi dal fischio d’inizio del temuto arbitro messicano Rodriguez Moreno(sì, quello di Italia-Uruguay) e già il Brasile ne aveva incassati 5! Alla fine della mattanza il tabellino reciterà un umiliante 1-7 per i tedeschi. Pleonastico sottolineare che si tratta della più netta sconfitta del Brasile in un match valido per la Coppa del Mondo ( e per ritrovare un analogo scarto subito dalla Seleçao bisogna risalire a un Uruguay-Brasile 6-0 del 1920!). Il dato che emerge prepotente da questo non confronto è il divario abissale che separa le due squadre. Per lo sconforto di un subcontinente.
E viene da sorridere pensando ai richiami della vigilia al Brasile del 1962 in Cile: anche in quel caso la stella assoluta della Seleçao, Pelè, venne messo k.o. e già alla seconda partita, quella con la Cecoslovacchia. I brasiliani riuscirono a vincere lo stesso il Mondiale. Ma la squadra di Scolari non ha un Amarildo. E neppure tutto il resto. Il Brasile attuale è un gruppo di onesti gregari al servizio di un unico talento, Neymar. Contro i tedeschi mancava anche Thiago Silva, pilastro della difesa, out per squalifica. Ma il suo sostituto,Dante, è comunque un titolare proprio nel più forte club della Bundesliga, il Bayern. No, non c’entrano le assenze che comunque hanno pesato.
Ma questo 1-7 i cui marcatori non entravano neppure nella grafica ufficiale della Fifa trova spiegazione, almeno parziale, solo nella grande povertà tecnica dell’intero gruppo scelto da Felipao. Il quale, poi, ha responsabilità sì ma relative. Di molto meglio tra cui pescare non c’era. Certo, un Castan avrebbe fatto comodo. E forse anche Miranda dell’Atlètico Madrid. Come lascia quantomeno perplessi l’ostracismo ad Hernanes che, però, come detto in precedenti occasioni, è giocatore intermittente che non fa la differenza neanche nella nostra disastrata Serie A attuale, figuriamoci ad un Mondiale. Ma è l’assenza assoluta di piedi buoni e di creatività a colpire. Il tutto unito ad amnesie difensive preoccupanti e già in parte smascherate persino dal pessimo Camerun nel primo tempo dell’ultima partita di girone.
L’1-0 di Thomas Mueller
E ad una fragilità psicologica che, dopo il primo squillo, quello di Mueller tutto solo soletto in area quando ha battuto per l’1-0, è emersa impietosa svelando il clamoroso bluff. Era una partita segnata in partenza e dall’esito molto più scontato di quanto non credessero addetti ai lavori e bookmakers. Però, inutile girarci attorno, si poteva almeno provare a salvare la faccia. E lo si poteva fare solo con un piano B, molto più coperto. Scolari non lo aveva. I suoi neppure.
E’ un Brasile in grado solo di giocare con la difesa altissima e di aggredire di pura foga agonistica ma senza logica. E solo finchè entusiasmo e fiducia sorreggono la muscolarità dell’azione. Subentrata la frustrazione, diventa un atteggiamento suicida. E, visto che a fronteggiarsi sono una squadra iperorganizzata e una che non lo è neppure lontanamente, ci si potrebbe aggrappare ai duelli individuali: i tedeschi li hanno vinti tutti. Superiori atleticamente e, incredibile dictu, dal momento che davanti hanno i brasiliani, anche come tecnica di base.
Miroslav Klose ha appena superato Ronaldo come miglior marcatore nella storia dei Mondiali
E ad un suicidio in piena regola si è assistito al Mineirao. L’unica possibilità per i verdeoro di provare a cavare qualcosa di buono da questa semifinale era di partire fortissimo, in stile finale di Confederations dello scorso anno quando la Spagna venne aggredita per 90 minuti senza poter ragionare, tentando di privare d’ossigeno la mediana tedesca. Il proposito è riuscito: ma solo per i primi 4 minuti. Dopo lo sbandamento d’acchito, la Germania prendeva, come da copione, il controllo del centrocampo dove già vantava una superiorità numerica sui dirimpettai in giallo canarino, e la partita finiva di essere tale. Si attendeva solamente il momento dell’inevitabile svarione difensivo del Brasile per la rottura di un equilibrio solo apparente.
E l’errore, marchiano, puntualmente si manifestava. La rete d’apertura di quel grande giocatore che è Thomas Mueller rappresnta un mirabile compendio di tutto ciò che una linea difensiva non deve fare. Addirittura si è visto David Luiz, come sempre spintosi avanti, cercare un frettoloso rientro in area, salvo sbattere contro un blocco tedesco. Ecco, David Luiz, e stiamo parlando del miglior difensore (dopo Thiago Silva, of course) che ha questa Seleçao: un giocatore di grandissima personalità, bravo a salire, tempista straordinario nello stacco aereo, dotato, lui sì, di un buon calcio, abile persino nei piazzati, non è assolutamente un grande marcatore. Non una pecca marginale, visto che si tratta di un centrale. Marcelo e Maicon sono, a loro volta, molto più propensi a spingere che non a contenere.
David Luiz e Maicon sconsolati. Alle loro spalle la festa tedesca
Ma sarebbe ingeneroso e riduttivo soffermarsi su errori individuali. Così come ha fatto tenerezza il povero Fred, isolato là davanti ed esposto alla salva di fischi del suo pubblico. Sono giocatori modesti.
Di fronte, una Germania cinica e ordinata ma che, se si guarda bene la partita, non ha dovuto fare neanche alcunchè di eccezionale. Non ha dovuto neppure ricorrere al pressing a centrocampo, la formazione di Loew. La linea delle tre mezzepunte (mai nome fu più azzeccato) verdeoro (Hulk, Oscar e Bernard (schiacciato dalla responsabilità di fare il vice Neymar) perdeva palloni da sola. Le ripartenze tedesche erano solo l’ovvia conseguenza dell’assoluta inconcludenza e inconsistenza dei primi aggressori brasiliani.
La mollezza brasiliana sul gol apriscatole di Mueller all’11’ è, però, nulla a confronto di quanto si vede tra il 23′ e il 29′: quattro reti, alcune in fotocopia, con giocatori tedeschi che puntano indisturbati la difesa padrona di casa, arrivando persino a duettare palla a terra in piena area! Il raddoppio di Miro Klose, in questo senso, è emblematico: il centravanti della Lazio riesce addirittura a trovare il tempo per calciare in porta,vedersi respingere la conclusione da Julio Cesar, e quindi ribadire in rete con il portiere a terra. Il tutto senza il benchè minimo disturbo altrui. Nota a margine: con questa rete (la seconda in questa Mondiale), “Kaiser Klose” raggiunge quota 16 marcature tra le varie rassegne iridate cui ha preso parte (con questa, sono quattro). Superato Ronaldo. La metafora del sorpasso tedesco in vetta al mondo.
La Seleçao termina in ginocchio
Strepitoso Kroos nel chiudere definitivamente la porta in faccia alle speranze di rientro dei padroni di casa con una doppietta: prima segnatura con un bolide di sinistro, seconda dopo un rapido scambio con Khedira (forse il migliore in campo, nel primo tempo) e, soprattutto, dopo aver rubato palla a Fernandinho, simbolo di un centrocampo verdeoro impresentabile. Lo stesso Khedira chiude le marcature di un primo tempo da film dell’orrore (o comico, seconda dell’angolo visuale) su assist di Oezil (con una gamba in fuorigioco, ma la notazione suona quasi irridente). Julio Cesar, peraltro autore di un gran intervento nella ripresa, viene ridotto a una delle bamboline che nei parco giochi vengono colpite e affondate.
Nella ripresa, Scolari inserisce Ramires (un mistero la sua quotazione internazionale: umile pedalatore e nulla più) per Hulk, uno che almeno fisicamente può tener botta, e Paulinho per Fernandinho, cioè un mediano per un altro. Ed Hernanes continua a far la muffa in panchina. Sono proprio i neoentrati, comunque, a tentare di rianimare lo zombie in maglia oro, ma a questo punto anche Neuer vuole partecipare alla festa. E lo fa inanellando un paio di prodezze sui due malcapitati. Quindi, Loew dà il meritato riposo anche a Klose e fa entrare uno Schuerrle desideroso di cancellare gli errori sotto misura nel quarto con la Francia. Tanta voluttà è ripagata: doppietta per lui con una rete propiziata dal solito, onnipresente, Mueller (il migliore del Mondiale, con James Rodriguez, più di Messi, Robben e Neymar: solo Neuer gli potrà contendere lo scettro a fine torneo), il secondo in proprio.
Di un Oscar, fantasma dopo il bell’esordio con la Croazia, la rete che fissa il punteggio su un 1-7 che rimarrà impresso come un marchio a fuoco nella memoria del “paìs do fùtebol”.
All’uscita, è Thiago Silva, uno dei due grandi assenti, a prendersi l’onere di confortare uno ad uno tutti i suoi compagni. E umanamente commuove vedere David Luiz uscire dal campo in lacrime, chiedendo ad ampi gesti, scusa al pubblico. Un leader (perchè, pur con tutti i suoi limiti difensivi di cui sopra, sempre di un gran trascinatore si tratta) mortificato.
David Luiz, mortificato, non trattiene le lacrime
Come contraltare, la gioia composta e la serenità dei vincitori. Hanno le stesse facce di un impiegato che ha appena sbrigato una pratica: la calma dei forti. Che sanno di essere tali.
E il day after scorrerà ora tra titoli d’indignazione sparati a caratteri cubitali dalla stampa locale e tanta crudele ironia sul web dove già spopolano le foto dell’arcirivale Maradona che fa il “sette” con le dita, all’immagine del Cristo Redentore che si copre il viso per non assistere allo sfacelo, a quella di Angela Merkel che ne prende il posto, esultante, in cima al Corcovado.
Si sprecano anche i riferimenti al “Maracanaço” del 1950, ma allora il Brasile era il favorito, era squadra più forte dell’Uruguay (anche se meno di quanto si potesse pensare), giocava per due risultati su tre ed aveva aperto la ripresa con il gol del vantaggio. La vittoria uruguaiana fu una sorpresa per tutti. Di lì il dramma nazionale. Stavolta, la più forte era la Germania. Nessuna sorpresa. Solo tanto imbarazzo per la figuraccia planetaria. E un pò di vergogna.
Stasera conosceremo il nome dell’altra finalista di Brasile2014: ad Argentina ed Olanda il compito di regalarci almeno una semifinale vera. Questa è stata una mattanza.
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