Dodici vittorie nell’allora Cinque Nazioni (più altre otto in condominio), cinque nell’attuale Sei Nazioni, vicecampione del Mondo in carica, autrice di prestazioni monstre contro Argentina e Australia nei test autunnali, per molti la favorita in quest’edizione del Sei Nazioni ( anche se noi avremmo scommesso e continueremmo a scommettere qualche “eurino” sulla rinnovata Inghilterra di Lancaster che dovrebbe aver trovato in Owen Farrell il tanto sospirato erede di sua maestà Jonny Wilkinson). Beh, tutto questo non è bastato ai “coqs”. Come due anni fa al Flaminio, la Francia deve cedere le armi ad una sfavillante Italia, capace di fornire una prestazione come mai, forse, nella propria storia e, per la prima volta, in grado di sovrastare i blasonati rivali anche sul piano della brillantezza del gioco alla mano. Quante volte avevamo ripetuto la solita litania: il XV azzurro è potente, roccioso in difesa, volitivo ma con modeste capacità di produrre un apprezzabile gioco alla mano. Bravo finchè trattasi di distruggere il gioco altrui, molto meno a proporre il proprio. E perennemente in difficoltà quando c’era da mettere punti sul tabellino, in assenza di un calciatore dalla precisione chirurgica come era Diego Dominguez ( e che piacere rivederlo in campo, a cantare l’inno di Mameli assieme ai tanti ex azzurri cui la Fir ha voluto consegnare il simbolico “cap” per le presenze in nazionale). Ma oggi no. Stavolta il tanto agognato salto di qualità sembra essersi compiuto. E il nostro orizzonte non sarà più limitato alla tradizionale sfida con la Scozia per evitare l’onta del “cucchiaio di legno”. Segnali confortanti si erano già visti in autunno quando, a parte il successo su Tonga, gli azzurri avevano giocato alla pari con gli All Blacks per un tempo ed erano arrivati ad un calcio (quello fallito da Orquera) dal pareggiare con i Wallabies. Ma davanti a 60000 spettatori in delirio, il XV di Jacques Brunel ha superato la soglia dell’eterna incompiutezza che accompagnava da troppo tempo i suoi ragazzi. Una prestazione maiuscola con una prima mezz’ora da sogno coronata già al 4’ con una splendida meta di Parisse, bravo a completare un capolavoro iniziato da Mc Lean e proseguito da Orquera, poi impeccabile nella trasformazione. La reazione dei transalpini, colpiti a freddo, porta all’immediata replica con Picamoles, trasformata dal redivivo Michalak. I ritmi sono vertiginosi e il nostro mediano d’apertura ne è l’interprete perfetto e ci riporta avanti con un drop e poi un piazzato. I francesi, sul punto di crollare, trovano la forza e l’orgoglio per rifarsi sotto e con un piazzato di Michalak e una meta di Fall che la stessa apertura si incarica di trasformare chiudono la prima frazione in leggero vantaggio ( 15-13). L’inizio del secondo tempo vede la Francia produrre il suo massimo sforzo alla ricerca dell’allungo definitivo ma qui l’Italia pone le basi del suo successo organizzando una difesa quasi commovente che concede ai rivali la miseria di un piazzato trasformato da Michalak. I francesi non segneranno più. Da qui in poi è solo un entusiasmante monologo degli uomini in inedita tenuta tutta bianca. Le nostre lacune in mischia vengono ampiamente controbilanciate da un possesso dell’ovale a tratti spumeggiante e da percussioni che stordiscono i “galletti”, costretti a concedere la meta a Castrogiovanni che, trasformata dal solito Orquera ( 100% di realizzazione al piede tra trasformazioni, drop e piazzati), ci porta avanti. Il pubblico diventa il vero uomo in più e sembra addirittura aggiungere propulsione all’incredibile drop tentato da 30 metri da Burton che finisce in mezzo ai pali. Non è ancora finita: la Francia ci prova ancora ma teniamo. Orquera chiude come man of the match e le critiche ingenerose piovutegli sul capo dopo l’errore costatoci il mancato pari con l’Australia sembrano lontane non tre mesi ma tre ere geologiche!
Daniele Puppo
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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