La Lazio completa l’opera iniziata all’andata e, superando 3-1 lo Stoccarda dopo averlo già regolato per 2-0 in Germania, accede ai Quarti di finale dell’Europa League sfatando un tabù: da quando la competizione ha assunto la denominazione e la formula attuali nessuna squadra italiana si era mai spinta fino a questo livello del torneo. Per la Lazio si tratta, inoltre, del miglior traguardo europeo dalla semifinale di Coppa Uefa, poi persa con il Porto di Mourinho nel 2003. La gara, dall’esito apparentemente scontato, nascondeva, in realtà, almeno due grandi insidie: il momento per nulla brillante dei biancocelesti certificato dal rovescio interno di domenica con la Fiorentina all’Olimpico e l’assenza forzata del proprio pubblico a seguito della conferma della sanzione inflitta dall’Uefa alla società di Lotito che lunedì era salito a Nyon per discutere con i suoi legali il ricorso ma senza sortire gli esiti sperati. E a porte chiuse si giocherà anche il match interno del prossimo turno. Qualificazione ancora tutta da giocare, quindi, viste anche le consuete pesanti assenze in casa biancoceleste ( Klose, Konko, Dias, Cana) cui si aggiunge il riposo precauzionale che Petkovic ha imposto a Ledesma (entrerà nel finale per arginare il tentativo di rimonta tedesco) e a Gonzalez. Anche per Floccari riposo e al suo posto spazio al bomber di coppa, Libor Kozak. Mai scelta si poteva rivelare più profetica con il ceco mattatore assoluto con tre reti, una di sinistro, una di destro e una di testa, a testimoniare una completezza di repertorio non sempre riconosciuta alla punta, premio del pallone da portare a casa e primato in solitario nella classifica cannonieri della competizione con dieci centri. Ma, soprattutto, due lampi, al 6’ su bel cross di collo esterno di Radu, e all’8’, su lancio con il contagiri di un Hernanes stavolta su livelli accettabili, che, di fatto, chiudevano in due minuti la pratica. Ciononostante, la Lazio non è parsa affatto guarita dai suoi recenti mali e, se è vero che Kozak in coppa e Floccari in campionato hanno fatto del proprio meglio per non far rimpiangere troppo “Kaiser” Klose, dietro la difesa sbanda spesso e il centrocampo non filtra. Dei limiti difensivi di Pereirinha si è già detto a sufficienza in altre occasioni, ma stavolta si è sentita molto anche l’assenza di Ledesma, sostituito da un Onazi, fotocopia sbiaditissima di quello visto all’andata: il nigeriano ha buttato via una quantità industriale di palloni. Pecche risultate indolori per l’evidente pochezza tecnica dello Stoccarda. Comunque, qualificazione mai in bilico, utile allenamento agonistico per una squadra bisognosa di riacquistare fiducia, la soddisfazione di esser rimasta l’unica compagine ancora imbattuta e le note liete del recupero di Marchetti, uscito anzitempo per una brutta botta rimediata all’altezza della tempia da Ibisevic e dell’esordio dal primo minuto di capitan Mauri dopo l’infortunio patito con il Napoli.
All’altra italiana in campo, l’Inter, si chiedeva, invece, un autentico miracolo. La “remuntada” in salsa nerazzurra c’è stata ma non è stato sufficiente: dopo 120 minuti di grandissime emozioni, al Tottenham è bastato un golletto di Adebayor nel supplementare per vanificare una notte da “grande Inter”. Il 4-1 con cui i nerazzurri hanno superato i londinesi resterà, in ogni caso, impresso a fuoco nella memoria dei suoi tifosi: coraggio, orgoglio e grandi giocate con un Cassano, protagonista qualche giorno fa di un violento diverbio con Stramaccioni, finalmente superlativo e un Palacio sempre più determinante e anche sfortunato ( una traversa che avrebbe agevolato non di poco la “mission impossible”). Rispetto a quanto visto al White Hart Lane sembrava che le due squadre si fossero scambiate le maglie. Un Tottenham sceso in campo con una difesa follemente alta che imbarcava acqua da tutte le parti. Ma è passato e, per quanto visto nei 210 minuti complessivi, è anche giusto così. L’Inter è, invece, uscita per la prima volta da tempo immemore tra gli applausi scroscianti dei suoi tifosi e del suo presidente, Moratti, finalmente entusiasta. Rimane in gara solo la Lazio, dunque e, quindi, mente già rivolta al sorteggio: da evitare Tottenham e Chelsea, con le altre se la si gioca. Ma una Lazio al meglio può dire la sua anche contro i due squadroni inglesi. Avremo il bene di vederla?
D.P.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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