Si è concluso con il posticipo di ieri sera il sesto turno di campionato con il sorprendente ma meritato pareggio 2-2, strappato in extremis dal Parma al Franchi di Firenze che ci consegna una classifica capeggiata da una Roma in splendida forma e a punteggio pieno. Roboante il 5-0 inflitto dai giallorossi al malcapitato Bologna. Avversario modesto e in palese difficoltà, ma ciò non deve ridimensionare la sontuosa prova offerta dai giallorossi, al di là di cifre, comunque, sbalorditive. In 6 gare, ben 17 reti segnate e, dato forse ancor più significativo, una sola incassata. Davanti, un’autentica cooperativa del gol (con Gervinho, sin qui considerato uno che “vede poco la porta”, autore di una doppietta di pregevole fattura), dietro una difesa ermetica che concede poco o nulla agli avversari. E alzi la mano chi ricorda una parata degna di questo nome da parte di De Sanctis! Senza nulla togliere al valore dell’estremo difensore della Roma, le sue partite si risolvono quasi sempre nel disbrigo dell’ordinaria amministrazione. Inoltre, la squadra di Garcia ha, al momento, la miglior difesa nell’intera Europa. Ciò che colpisce maggiormente, tuttavia, è l’impressione che i giocatori giallorossi abbiano ritrovato, oltre alla fame di vittorie, il piacere di giocare. Elemento, questo, spesso sottovalutato ma che in uno sport che è, innanzitutto, un gioco, anche se enormemente remunerato, non può esser trascurato. Ed è sintomo, peraltro, di una rinnovata serenità di cui si erano ormai perse le tracce da almeno tre anni.
Le squadre che inseguono la capolista
Alle spalle della capolista, premono Juventus e Napoli. I partenopei hanno regolato senza particolari affanni un Genoa che, tolta la parentesi felice del derby della lanterna, continua a faticare più del previsto, pur disponendo di una rosa non disprezzabile. Successo, comunque, di valore perché ottenuto in trasferta e grazie alla doppietta di un giocatore, Goran Pandev, costretto dalle scelte di Benitez a dover risalire le gerarchie interne che vedono, al momento, il genietto Insigne in pole.
Diverso il discorso relativo ai campioni in carica: sono, ormai, due le partite che la Juve vince giocando senza entusiasmare (e decisamente male con il Chievo) e fruendo di errori arbitrali anche macroscopici. A farne le spese, domenica nel lunch match, il Torino, ancora una volta penalizzato, dopo le sviste contro Atalanta e Milan. Per tenere il passo, marziale e marziano, di questa Roma, la truppa di Conte dovrà recuperare la consueta intensità, ora assente.
Se Atene ride, Sparta sta quasi per piangere. Si può riassumere così la situazione in casa Lazio che a Reggio Emilia contro un Sassuolo, che contro le grandi sembra averci preso gusto, ha fornito veramente una prestazione da pianto. Al punto tale che non si può neanche parlare di due punti buttati sciupando un doppio vantaggio. Le due reti di Dias e Candreva, a bocce ferme, sono parse più due bellissime ma isolate gocce in un oceano tinto di neroverde. Squadra abulica, Hernanes ancora impalpabile è vero, ma sotto tono anche gli altri, stavolta. La teoria del “mal di trasferta”, comunque inaccettabile per chi vuol coltivare velleità d’alta classifica, non regge più. La formazione biancoceleste è molle, sia nelle gambe che, soprattutto, nella testa. E Petkovic, criticato anche troppo duramente per i cambi effettuati, tutti mirati alla protezione del vantaggio, dà la sensazione di essersi appiattito sul livello dei suoi giocatori. Niente gioco, niente scosse. I sintomi da fine ciclo ci sono tutti.
Daniele Puppo
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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