Nonostante la qualità dell’aria in Europa stia migliorando, grazie a un monitoraggio continuo e costante e alle politiche mirate, lo smog resta il principale fattore ambientale di rischio per la salute umana, abbassa la qualità della vita ed è la causa stimata di 467mila morti premature l’anno in tutto il continente. Sono i dati del Rapporto “Qualità dell’aria in Europa 2016”, pubblicato questa mattina dall’Agenzia europea per l’ambiente (Aea).
L’aria che tira in Europa è ancora troppo carica di concentrazioni di inquinanti (ozono troposferico, biossido di azoto e particolato i più inquinanti), i problemi legati a queste caratteristiche persistono e sono tanto più gravi per la salute quanto più interessano quella parte significativa della popolazione europea che vive in zone, in particolar modo nelle città, in cui si superano i limiti fissati dalle norme in materia di qualità dell’atmosfera. La gravità dell’impatto delle esposizioni prolungate e di picco a questi inquinanti varia dall’indebolimento del sistema respiratorio fino alla morte prematura. Ridurre l’inquinamento atmosferico, quindi, continua a essere importante, e non solo per la salute dell’uomo ma anche per il nostro ambiente, gli ecosistemi sensibili, le colture agricole.
“Per imboccare un cammino sostenibile, l’Europa dovrà essere ambiziosa e andare oltre la legislazione attuale”, sostiene Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Aea.
Riguardo alle politiche per ridurre l’inquinamento, alla fine del 2013 la Commissione europea ha adottato la proposta di un pacchetto “Aria pulita” con un tetto concordato l’estate scorsa per regolamentare cinque sostanze: anidride solforosa, ossidi di azoto, composti organici volatili diversi dal metano (per esempio benzene, formaldeide, etanolo), ammoniaca e particolato sottile. Secondo quanto stabilito, i limiti nazionali delle emissioni per ciascun inquinante dal 2020 al 2029 sono identici a quelli per cui gli stati membri sono già impegnati nel protocollo di Goteborg rivisto, mentre sono state concordate riduzioni per il post 2030. In questo modo l’impatto sulla salute dell’inquinamento dell’aria dovrebbe essere ridotto del 50% nel 2030, prendendo come paragone il 2005. Inoltre verranno identificati livelli indicativi di emissioni per il 2025 per ogni stato membro, determinati sulla base di una traiettoria lineare verso i limiti da applicare a partire nel 2030. In caso di deviazione, i Paesi dovranno spiegare perché e prendere provvedimenti correttivi, anche se è prevista una certa flessibilità in determinate circostanze in caso di estati torride o inverni rigidi per cui si potrà fare la media con le emissioni dell’anno precedente e successivo.
L’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) è il centro dati dell’Unione europea sull’inquinamento atmosferico. Contribuisce anche alla valutazione delle politiche comunitarie in materia di inquinamento atmosferico e allo sviluppo di strategie di lungo termine per migliorare la qualità dell’aria in Europa.
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