I due marò sono ripartiti questa notte per l’India. La retromarcia del Governo italiano è arrivata intorno alle 19.30 di ieri pomeriggio, a seguito di un’apposita riunione del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, presieduta dal Presidente Monti. Palazzo Chigi ha richiesto e ottenuto dalle autorità indiane l’assicurazione scritta che, in caso di condanna dei due fucilieri di Marina, non verrà applicata la pena di morte.
Ottenute le garanzie è prevalsa, quindi, la parola data in occasione del permesso accordato dal Governo indiano per partecipare al voto nazionale.
Intorno alla mezzanotte di ieri, dopo aver salutato le rispettive famiglie, i due marò sono saliti a bordo di un velivolo militare decollato dall’aeroporto di Brindisi con direzione New Delhi. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due pescatori nel golfo del Kerala, sono stati accompagnati dal sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura, e viene assicurato che in India risiederanno nell’ambasciata italiana e avranno libertà di movimento.
Non si sono fatti attendere i commenti del Pdl e della destra. “E’ una decisione tanto inaspettata quanto grave, che ha il sapore di un tragico ritorno all’ Italietta”. Queste le parole del segretario del Pdl, Angelino Alfano, che continua. “Così si perde la credibilità nazionale e internazionale”.
Ancora più dura la reazione di Giorgia Meloni, fondatrice di Fratelli d’ Italia che tuona: ”E’ la più grande umiliazione diplomatica dalla nascita dello Stato italiano. Propongo di spedire Monti e Terzi in India al posto dei marò”.
Flebile la risposta ministro degli Esteri, Giulio Terzi, che in un’intervista al quotidiano Repubblica, giustifica la decisione italiana ribadendo che: ”La situazione si sta normalizzando, e non stiamo mandando i nostri militari allo sbaraglio, incontro ad un destino ignoto. Non rischiano la pena di morte”. E a chi chiede le sue dimissioni risponde: “Non ne vedo il motivo”.
Solo l’11 marzo scorso il ministro Terzi aveva assicurato che i due non sarebbero rientrati allo scadere del permesso elettorale perché “l’India non rispetta il diritto internazionale”.
Il Guardasigilli uscente, Paola Severino, oggi commenta: “Contano i risultati e gli esiti delle vicende. Il mio solo compito era ed è quello di ottenere che ai nostri due militari venisse riconosciuto un livello di garanzie in modo tale da assicurare loro un giusto processo”.
A Kerala, invece, la notizia del ritorno dei marò è stata accolta come una vittoria della giustizia nazionale. Anche il partito dell’ Opposizione indu-nazionalista del Bjp, che aveva duramente criticato il governo in Parlamento, si è complimentato per il modo con il quale è stata condotta l’azione diplomatica che ha permesso all’India di vincere questo importante braccio di ferro contro l’Italia.
Alessandra Angeletti