Niente sesso per i giapponesi. Alle relazioni intime preferiscono altro. Lo dimostrano i numeri forniti da un sondaggio della Japan Association for Sex Education che parla di verginità per il 40% di ragazze intervistate e di 35,1% di ragazzi tra i 16 e i 19 anni che rifiutano in sesso. Ma c’è di più: al contatto carnale preferiscono quello virtuale. E’ nota la passione dei giapponesi per le immagini ‘libere’ e ‘stravaganti’, quelle che nella loro lingua, unendo i due ideogrammi man (libero, stravagante) e ga (immagine) chiamano manga e che danno vita a fumetti capaci di narrare ogni tipo di storia. Anche a sfondo sessuale.Sarebbe proprio questa ammirazione smodata, diciamo ossessiva, da parte di un numero sempre crescente di Otaku (termine che dalla fine degli anni 70 indica una subcultura giapponese di appassionati in modo esagerato di manga) per le sexy pupe dei manga, la causa maggiore del decremento della natalità nel Paese del Sol Levante. I giapponesi non fanno più figli perché gli uomini al sesso con una partner in carne ed ossa preferiscono le donne artificiali. Ne parla su BBC NewsMagazine un’inchiesta firmata da Anita Rani. Il loro, narra la giornalista inglese, è un universo erotico, unicamente onirico, popolato di figure ideali di ragazzine in divisa da marinaretta, o di guerriere fantasy, o super eroine ipersessuate, ma sempre con la faccia da bambine. Secondo l’articolista è proprio l’esplosione dell’erotismo contemplativo a produrre la sempre minore attitudine, da parte dei maschi, a consumare rapporti sessuali concreti, di conseguenza al crollo verticale delle nascite. Kunio Kitamara, dell’associazione giapponese di pianificazione familiare, descrive questa generazione di smanettoni ormai non più imberbi, come privi di ogni desiderio carnale. Ex ragazzi cresciuti negli ultimi venti anni di stagnazione economica che hanno scelto di barattare una grigia realtà con i loro coloratissimi mondi di fantasia. Due Otaku, intervistati da Anita Rani, considerano loro fidanzate ufficiali due pupe irreali: Rinko e Ne-Ne, ovvero le protagoniste di Love Plus, un simulatore di fidanzatine della Nintendo. In pratica un video game che permette di “coltivare” storie d’ amore con ragazzine virtuali attraverso una piccola console tascabile. Con le due scolarette, generate dal computer, gli Otaku si comportano come innamorati quindicenni. Le corteggiano, le portano a spasso per il parco, festeggiano i compleanni con la torta ecc. Il problema è che gli Otaku intervistati di anni ne hanno in realtà trentotto! Uno dei due è persino sposato, ma vive il rapporto con la ragazzina fatta di pixel di nascosto alla moglie, come fosse un’amante segreta, dice di sperare di non dover mai essere costretto a scegliere tra le due… A questo proposito l’articolo riferisce di un atteggiamento diffuso di disinteresse verso la sessualità reale anche nel caso di relazioni concrete. Insomma, gli uomini e le donne giapponesi praticano il sesso al minimo sindacale: solo il 27% ha dichiarato di avere rapporti sessuali ogni settimana. L’Akihabara di Tokyo è il quartier generale degli Otaku, ma anche meta di pellegrinaggi da amatori del genere di tutto il mondo. Dall’Italia, soprattutto verso la fine del mese di marzo, per la ricorrenza della fioritura dei ciliegi, partono tour organizzati per ragazzi che vanno a Tokyo, unicamente per respirare due settimane tra la follia degli Otaku. Si muovono soprattutto da Roma e Milano per un’avventura a prezzi abbordabili fra manga, anime e videogiochi nel quartiere elettronico di Tokyo. Nel programma sono previste anche visite ai maid cafè, bar progettati in origine per soddisfare le fantasie del maschio otaku, appassionato di anime manga e videogiochi, in cui le cameriere sono attraenti ragazze in costume, generalmente vestite da governanti d’epoca vittoriana: in questi ritrovi c’è la possibilità d’entrare in un’ avventura a fumetti in 3d, solo passeggiando per strada, vestirsi e truccarsi come i propri eroi immaginari. Il massimo della trasgressione al giovane turista italiano può darla invece uno shopping tra statuette che rappresentano fanciulle supermaggiorate, spesso armate di spade laser, nude ma più frequentemente vestite tra lo spaziale e il rinascimentale. Ma non preoccupiamoci più del dovuto: i nostri ragazzi sono ancora sani e con le tempeste ormonali tipiche della loro età. Per loro, dunque, il sesso virtuale è ancora un gioco e non un surrogato. Il problema del quale dovremmo preoccuparci seriamente per i giovani di casa nostra, invece, è il loro approccio anticipato al sesso: sempre più precoci e meno informati riguardo ai rischi ad esso correlati. Uno su cinque dichiara di aver avuto il primo rapporto a 14 anni, mentre uno su dieci dichiara di aver formato la propria educazione sessuale sulla base di quello che ha visto in Tv.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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